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Fatti di casa nostra

Written By Unknown on Sunday, June 30, 2013 | 10:08 AM

Crisi Gazzetta del Mezzogiorno, le redazioni contro tagli e chiusure

Contestato il drastico piano 'lacrime e sangue' per evitare la chiusura. L'editore: "Vogliamo il confronto"
 


 
 

"Irricevibile": Il Comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno giudica insostenibile il piano di dimagrimento 'lacrime e sangue' proposto dall'editore Mario Ciancio Sanfilippo che prevede la chiusura, e l'accorpamento delle redazioni della Bat, di Brindisi e di Matera oltre al taglio del costo del lavoro del 30% per tutte le otto redazioni giornalistiche tramite l'applicazione del contratto di solidarietà. In una nota, il Cdr giudica il progetto  "lacunoso e privo di prospettive e strategie: in tal modo - proseguono -  l'editore Mario Ciancio Sanfilippo esplicita un preoccupante disinteresse nei confronti del giornale e mette a rischio la qualità dell'informazione che la Gazzetta garantisce ogni giorno in Puglia e Basilicata da 126 anni".
Al fianco dei giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno anche le Associazioni della stampa di Puglia e di Basilicata: " La difficile congiuntura economica e la crisi dell'editoria - affermano in un documento - non autorizzano nessuno, men che meno un editore che negli anni ha già chiesto e ottenuto grandi sacrifici alla redazione, a tentare di imporre un progetto che incide nella carne viva dei giornalisti, decurtando di un terzo le buste paga e compromettendo in maniera forse irreversibile la qualità dell'informazione garantita da oltre un secolo dalla Gazzetta in Puglia e in Basilicata".
L'editore del quotidiano pugliese risponde affermando che "non il disinteresse, ma l'estrema preoccupazione per le sorti di un'impresa di grande tradizione di cultura e di libertà ha imposto all'editore la predisposizione di nuovi interventi che consentano di recuperare le indispensabili condizioni di riequilibrio economico messe in discussione dall'aggravarsi di una crisi di mercato senza precedenti. L'obiettivo che oggi ci si propone - aggiunge - non può che coinvolgere a tutti i livelli i soggetti interessati al futuro della Gazzetta del Mezzogiorno, certi che da un sereno e costruttivo confronto, da realizzarsi con tempestività e responsabilità di intenti, possano emergere, partendo dal piano presentato, le proposte più utili per affrontare e superare questo ulteriore momento di difficoltà restituendo all'impresa certezze di continuità e futuro sviluppo".

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Barisera chiude l'edizione cartacea, da domani il giornale solo online

Dopo sedici anni di attività il quotidiano costretto a chiudere l'edizione cartacea. La notizia resa nota dall'Associazione della stampa di Puglia che esprime solidarietà ai giornalisti

 
 

Dopo sedici anni di attività, Barisera chiude l'edizione cartacea e da domani le notizie del quotidiano saranno disponibili esclusivamente online.  A renderlo noto è l'Associazione della Stampa di Puglia che in una nota esprime solidarietà ai giornalisti e spiega le ragioni che hanno spinto il quotidiano a tale scelta, stigmatizzando l'atteggiamento del governo nazionale.
La chiusura di un giornale è sempre una brutta notizia - rileva l'Assostampa di Puglia - perché a prescindere dalle opinioni e dalla linea della testata, priva i cittadini di una voce, riducendo gli spazi di pluralismo dell'informazione, pilastro di ogni vera democrazia".
"Oltre che esprimere solidarietà ai giornalisti e alle maestranze che pagano sulla propria pelle gli effetti della crisi - prosegue la nota - il sindacato dei giornalisti pugliesi stigmatizza l'atteggiamento del governo nazionale e, nella fattispecie, del Dipartimento per l'editoria presso la presidenza del consiglio dei ministri, rimasto sordo a qualsiasi tipo di sollecitazione a chiarire la posizione di 'Barisera' ai cui giornalisti non è stata data la possibilità di conoscere ufficialmente, attraverso comunicazioni formali e scritte, lo stato della loro pratica di finanziamento".
"A loro - conclude l'Assostampa - che hanno deciso di sospendere le pubblicazioni per non accumulare altri debiti, va l'augurio di ritornare presto in edicola".
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Antenna Sud chiude, Annamaria Ferretti: “Si faccia chiarezza sulle motivazioni”

Spegne le trasmissioni la storica emittente televisiva. Assostampa: "Lombardo Pijola ritirava premi mentre l'azienda stava chiudendo". L'ex direttore: "Occorre che emerga tutta la verità sul perché dell'abbandono"

 
 

Chiude dopo 34 anni Antenna Sud. Un’altra voce informativa locale si spegne e con lei un pezzo di storia della radiotelevisione barese. A confermarlo un comunicato del sindacato dei giornalisti di Puglia (Assostampa) che ha informato che l’azienda proprietaria dell’emittente, “dopo aver preso atto dell'impossibilità di prorogare la cassa integrazione in deroga, in queste ore sta avviando le procedure di licenziamento dei lavoratori, fra cui nove degli undici giornalisti in organico”.  Un destino preannunciato già all’inizio del 2012, quando l’azienda presentò una richiesta di concordato preventivo mettendo in mobilità otto giornalisti su undici.
“Un'azienda costretta ad alzare bandiera bianca non soltanto dalla crisi economica, ma anche da politiche e strategie imprenditoriali non sempre lucide e vincenti, a cominciare dalla vendita di alcune frequenze che consentivano la copertura dell'intero territorio di Puglia e Basilicata”, si legge nel comunicato del sindacato dei giornalisti. Che poi aggiunge: “Sulla destinazione del ricavato di quelle dismissioni nulla ancor oggi é dato sapere; di certo sono state un affare per l'editore, ma non per i lavoratori, che hanno visto così accelerare l'inizio della fine”.
Antenna Sud era detenuta dalla Selp spa (società editrice lucana e pugliese) e aveva come socio di maggioranza  Fabrizio Lombardo Pijola. Fino al 2004 ha potuto contare sulla partecipazione dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo , attuale proprietario de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
L’Assostampa punta il dito contro le scelte strategiche della società editoriale ed in particolare contro il suo presidente: “Dopo aver abbandonato la nave che stava affondando  ha concentrato gli sforzi sulla nuova scommessa imprenditoriale di Eataly, nella quale sta profondendo un entusiasmo che per i giornalisti di Antenna Sud è un déjà-vu, visto che si tratta dello stesso atteggiamento con cui per anni ha guidato una realtà aziendale miseramente fallita, di cui adesso i lavoratori pagano un conto molto salato”.
“Nessuna meraviglia, allora, se negli stessi istanti in cui (nonostante gli sforzi della task force per l'occupazione) nel Palazzo della Regione prendeva corpo la fine di Antenna Sud e il licenziamento dei lavoratori, l'azionista di maggioranza della società editrice preferiva fare passerella nel Palazzo accanto, quello della Provincia di Bari, per ricevere un premio per la sua nuova avventura nel settore enogastronomico, mostrandosi insensibile alle sorti di un'azienda che ha contribuito ad affossare”, conclude il comunicato dell’Assostampa.
Sulla chiusura dell’emittente è intervenuta anche l’ex direttore Annamaria Ferretti: “E’ per me un giorno molto triste, esprimo la mia vicinanza a tutti quei giornalisti, tecnici ed amministrativi con cui abbiamo condiviso un pezzo importante della storia di Antenna Sud”. “Ritengo però che si debba fare ancora molta chiarezza sulle reali motivazioni alla base della chiusura dell’emittente - conclude Ferretti -. Si deve andare fino in fondo e comprendere se siano motivazioni correlate alla crisi economica e al calo dei fatturati o, invece, se ci sia stato un cambio di strategia da parte dei vertici dell’azienda, che ha preferito investire altrove mandando all’aria non solo un progetto editoriale ma anche la vita di almeno una quarantina di persone”. “Anche un grande manager come Oscar Farinetti  - conclude Ferretti -  farebbe bene ad informarsi sulle reali intenzioni dell’ex proprietario dell’emittente ed ora suo collaboratore nell’esperienza di Eataly a Bari”.

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       Bari, le mani degli arabi sulla società pugliese | Trattativa

Bari, le mani degli arabi sulla società pugliese | Trattativa

     
        

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   Vito Graffeo    

Inizia il dopo-Matarrese a Bari: dopo 35 anni di gestione "familiare" i biancorossi devono ora pen sare al loro futuro. In soccorso della formazione del capoluogo pugliese sembrano poterci esseri degli imprenditori arabi le cui finanze potrebbero risollevare la non facile situazione economica dei galletti.
Per la precisione, la cordata fa rimerimento ad un gruppo del Qatar che avrebbe offerto ben 18 milioni di euro per prelevare le quote di maggioranza del sodalizio barese. Il piano avrebbe come obiettivo il risanamento dai debiti e il rilancio. Da sciogliere anche i dubbi finanziari per il pagamento degli stipendi arretrati, l'iscrizione al prossimo campionato di B e gli investimenti e breve e medio termine poiché il Bari necessità di un'operazione restauratrice di non poco conto. In seconda battuta sarebbero pronti a prelevare i biancorossi anche la Millenia Hope (l'azienda farmaceutica canadese offre 11,5 milioni) e gli industriali di zona capeggiati da Paolo Montemurro, Tommaso e Luigi Rapullino (10 milioni).
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