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La studentessa V.M. 18 anni

Written By Unknown on Friday, June 21, 2013 | 7:19 AM


"Signorina Paola Del Poggio, anche questa volta sono costretta a bocciarla. Si presenti quando si sarà preparata in maniera adeguata. Buona giornata."
In università girava una voce, quando la Professoressa Pizzobono bocciava, il che succedeva spesso, aveva poi un orgasmo.
Non sapevo se ciò fosse vero, ma di certo il suo sorriso non era per nulla dispiaciuto, anzi sembrava quasi che un certo compiacimento sadico trapelasse fra le sue labbra. Che non fossi una studentessa modello era un discorso, che lei però fosse una stronza è fin troppo palese.
In ogni caso la salutai e m’alzai senza far trapelare la mia voglia di strozzare quella gran puttana, con tutto il rispetto per la categoria, della Pizzobono. Dire inoltre che fosse brutta è esser buoni, cinquant’anni mal portati, vestita in maniera ottocentesca, un viso che non aveva mai detto nulla di buono, un corpo senza senso.
In altre parole la classica zitella inscopabile piena di rancori con tutto il mondo.
Appena uscita dall’aula dell’esame mi fermai a parlare con quella che era una delle prossime vittime della Pizzobono cercando di farle un po’ di coraggio. Poi girovagai per l’ateneo pensando che in fondo era colpa mia che m’ero tenuta quell’esame per ultimo, fra l’altro senza aver nessuna idea per la tesi. Non avevo neanche una gran media e tenuto conto che con quella un diciotto era oro colato, di certo avrei dovuto fare una gran tesi per uscire con un voto decente.
Me ne stavo uscendo dall’università quando mi sentii chiamare da una voce purtroppo ben nota. Era la Pizzobono che con la sua immancabile borsa di pelle mi chiamava dandomi della signorina dal fondo della scalinata.
"Si Professoressa mi dica." le risposi cercando di essere calma e tranquilla.
"Vorrei dirle qualche parola in privato, le va bene davanti ad un caffè?"
"Certamente, però permetta che lo offra io e che non lo prenda come un tentativo di corruzione."
Risposi senza pensarci due volte anche se non capivo a cosa fosse dovuto quell’invito così inaspettato. In ogni caso ci recammo in un bar, ed una volta sedute aspettai la sua mossa.
"Signorina è la seconda volta che la boccio." iniziò a dire con la sua solita voce inespressiva "So che il mio è l’ultimo esame che le rimane prima della tesi e che non ha contattato nessun docente per questa. So anche che sì è guadagnata un paio d’esami facendo la ragazza non proprio dalla condotta irreprensibile, uno di questi l’ha dato con l’assistente del Professor Sisti e non mi chieda come ne sono a conoscenza."
Brutta bastarda !
Va bene che avevo fatto sesso con un paio d’assistenti per poi fare degli esami che erano delle farse, ma detto fra noi erano anche dei bei fusti. Insomma avevo unito l’utile al dilettevole.
"Quindi signorina lei non è certo in una posizione direi molto comoda ed avevo pensato che le converrebbe accettare la mia proposta."
"E quale sarebbe ?" chiesi in preda alla rabbia più pura.
"Visto che lei fa sesso per un bel voto lo dovrebbe fare anche con me."
Rimasi sbigottita davanti a quelle parole e ci misi del tempo per riuscire ad aprire bocca, anche senza aver del tutto collegato il cervello.
"Mi scusi ha detto ?"
"Ha capito benissimo signorina, lei viene a letto con me ed io le do un bel voto al prossimo esame."
Cercai di ragionare in fretta riuscendoci malissimo. Che fossi una ragazza diciamo molto aperta era fin troppo risaputo, ma la persona che avevo davanti mi faceva solo ribrezzo e non solo per quello squallido ricatto. E non era neanche per il fatto che fosse una donna in quanto avevo già avuto anche esperienze lesbiche con alcune mie coetanee. Ma non sapevo cosa poteva chiedermi una volta a letto una donna del genere, e che di sicuro non sarebbe stato piacevole farlo con lei. Ma ero anche con le spalle al muro e non potevo permettermi d’avere troppo la puzza sotto il naso.
"Posso chiederle il perchè." dissi cercando di prendere tempo.
"Lei è molto graziosa e si sa anche disponibile. Ma soprattutto son certa che se accetterà non deluderà poi le mie aspettative. Sia inteso non sono una sadica o cose del genere, quindi stia tranquilla che non la legherò o frusterò o altre amenità del genere, solo sesso, puro e semplice."
Quello che mi dava sui nervi era il suo tono monocorde che non faceva trapelare nessuna emozione. La sua voce era uguale a quando spiegava in facoltà, ma qui non parlava certo di materie culturali.
"E sarebbe solo per una sera ?"
"Certo una sera, anzi venerdì per essere precise."
"Accetto mi dica solo dove devo andare." le dissi cercando di convincere me stessa che era l’unica soluzione logica e razionale.
"Questo è il mio biglietto personale." mi rispose dandomi un cartoncino bianco "Venga vestita da collegiale sullo stile dei fumetti giapponesi, sa ho i miei gusti."
"Certamente sarà accontentata anche in questo."
La vidi alzarsi per andarsene lasciandomi seduta col suo biglietto fra le mani a pensare a cosa sarei andata incontro venerdì, ma ormai era fatta e non c’era possibilità di ripensamento. Pensai che in fondo ero in un certo senso fortunata in quanto era già mercoledì, e che quindi ben presto mi sarei tolta quel peso dallo stomaco prima che divenisse insopportabile.
Ma finii col passare tutto il tempo che mi separava da quell’incontro chiusa in camera. Poi venerdì pomeriggio uscii dallo stato catatonico nel quale ero entrata, mi feci una lunga doccia prima di darmi una bella pulita al corpo ributtarmi poi nuovamente sotto la doccia come se cercassi di pulirmi l’anima.
Ripensando alla sua richiesta per quanto riguardava il mio abbigliamento, che non avevo nessun problema ad accontentare, non riuscivo a capire a cosa servisse se non ad appagare qualche strana perversione. In ogni caso misi un push-up che valorizzava il mio scarso seno, un perizoma di dimensioni minime, calze sotto il ginocchio ed una camicetta, il tutto bianco. Poi indossai una mini a scacchi plissettata che arriva giusto sotto le chiappe ed infine un paio di ballerine in vernice nera. Mi coprii con uno spolverino, per non sembrare una poco di buono, ed uscii di casa. Il viaggio in autobus non fu lungo, ed una volta scesa dal mezzo feci qualche isolato a piedi per arrivare a casa della Pizzobono. La stronza abitava all’ultimo piano di un palazzo col portone rotto, ma per fortuna c’era l’ascensore e così mi ritrovai davanti alla sua porta, presi un bel respiro e suonai.
Ebbi la netta sensazione di essere squadrata attraverso lo spioncino ma durò solo un attimo prima che la porta si aprisse con un cigolio.
“Entri signorina, la stavo aspettando.” mi disse restando nascosta dietro la porta e facendomi fretta come se avesse paura che qualcuno mi potesse veder entrare e poi pensare chissà ché.
L’appartamento era scarsamente illuminato e la seguii senza far caso a qualcosa in particolare fino a quando non mi ritrovai in un salotto e lei accese tutte le lampadine di un grosso lampadario. La Pizzobono indossava una lunga vestaglia di seta nera che la rendeva quasi sexy, e si era anche truccata cosa che non faceva mai quando veniva all’università, risultando meno brutta del solito. Tolsi lo spolverino sistemandolo su di una sedia e lei non tardò a farmi i complimenti.
“Lei è davvero incantevole, la giusta unione di sacro e profano, direi che sfiora la perfezione.”
“Mi scusi, già la situazione non è delle più semplici.” dissi mentre lei mi guardava quasi estasiata “A dirla in poche parole non ho mai fatto sesso dando del lei, insomma è un po’ assurdo non trova ?”
“Certo ha ragione … scusa hai ragione, Paola, diamoci pure del tu ed usiamo i nostri nomi.”
“Magari se mi dici il tuo …”
“Anna, so che mi chiamate in maniere poco educate, ma in ogni caso il mio nome è Anna.”
In effetti aveva più soprannomi lei che tutti gli altri docenti messi insieme, e nessuno era un complimento.
“Ok Anna.” dissi mentre mi appoggiavo ad un tavolo chinando leggermente la schiena per mettere in mostra quello che è il mio ‘pezzo forte’, cioè il sedere “Perchè non la pianti di parlare e passi ai fatti.”
In realtà ero un po’ stanca di quella situazione così immobile, ma ero anche curiosa di sapere cos’avrebbe voluto da me. Lei m’alzò la mini scoprendomi del tutto le chiappe, poi cominciò a toccarmele quasi sfiorandole coi polpastrelli per finire con una piccola sculacciata senza alcuna forza. Per un attimo ebbi la netta impressione che volesse giocare all’insegnante con la cattiva alunna, ma bastò che la sua mano scendesse di poco per farmi capire quanto sbagliassi. Senza spostare il perizoma, Anna iniziò a sfiorarmi la passera con sempre maggior intensità, ma sempre con un tocco delicato ed eccitante. M’aspettavo da un momento all’altro che mi ficcasse due dita dentro, ed invece lei continuò a toccarmi in quella maniera così femminile. Mi rilassai completamente iniziando a provare una sempre maggior eccitazione, sino a quando una pacca sul sedere non mi riportò alla realtà.
Alzai la schiena di scatto e girandomi ritrovai la sua faccia davanti alla mia. Non so come ma ebbi l’impulso irrefrenabile di baciarla, così le passai una mano dietro la testa e le spinsi la bocca contro la mia. Di certo la presi di sorpresa, ma poco dopo le sue labbra s’aprirono e le nostre lingue cominciarono a sfiorarsi con sempre più passione. Non m’importava più sapere o pensare chi avevo davanti, che avevo sempre considerato quella donna una perfetta stronza e per di più sfigata, in quel momento volevo solo godere.
Anna mi portò in camera da letto dove fece cadere a terra la vestaglia sorprendendomi con la sua mise. Indossava un bustino in raso dal quale i suoi seni traboccavano, delle culottes dalle quali spuntavano i lacci del reggicalze ai quali ve ne erano attaccate un paio piene di pizzi e ricami. Il tutto era nero e contrastava ancor di più con la sua pelle chiara. Mi spogliò completamente con serafica calma, poi ci sdraiammo ma le fui subito sopra in preda ad un incontrollabile raptus erotico. La baciai di nuovo prima di scendere con la bocca sul seno, che seppur un po’ cadente era sodo con due capezzoli che spiccavano turgidi. Li succhiai con ingordigia mordendoli un po’, ma senza affondare i denti, ma ero troppo curiosa di sapere com’era fatta ‘li’. Quando le mie mani arrivarono sui suoi fianchi lei inarcò il sedere e così le sfilai le culottes. Anna aveva una passera a dir poco molto sviluppata, e le grandi labbra già gonfie non facevano che farla sembrare ancor più maestosa. Ma fu il vederla quasi del tutto depilata, ad eccezione di un piccolo triangolo di peli appena sopra lo spacco, a stupirmi visto che l’avevo sempre considerata una persona trasandata. Ed invece era molto più femminile di me con la sua lingerie d’alta classe che sapeva portare poi come una gran dama.
“Leccami voglio godere.”
Me lo disse come se fosse un ordine al quale non potei che ubbidire, così m’accucciai fra le sue gambe iniziando a baciare quel fiore di carne così invitante. Il solo passarle la lingua fra quelle labbra così grandi mi dava i brividi, sentirla poi gemere ad ogni mio passaggio mi eccitava oltre ogni misura. Era come se il vederla godere desse piacere anche a me, e poco contava che pensassi solo a lei. La portai sino alla soglia dell’orgasmo, il suo respiro era affannoso quando le infilai due dita dritte nella micina facendola sobbalzare dal piacere. Anna mi spinse ancor di più la faccia contro il suo sesso, ma forse ero più io a non voler mollare la presa ormai desiderosa di farla venire. Quando arrivò all’apice del piacere lo fece urlando dimenticandosi ogni pudore, mi riempì la bocca col suo nettare che bevvi fino all’ultima goccia per poi portarlo alla sua. Non ci fu bisogno di dire nulla, le sue labbra s’incollarono alle mie e le nostre lingue danzarono sino ad essere esauste.
Quando s’alzo fu per prendere una piccola valigetta in metallo che depose vicino a me senza aprirla.
“Dai tira su il culo, lo hai bellissimo e sono certo che lo sai.” mi disse accarezzandomi il viso.
Mi misi carponi e lei fece passare una mano sotto la mia pancia per arrivare alla fica e tornare a farmi quel dolce massaggio che prima m’aveva fatto impazzire. Solo che adesso accompagnava il suo bel tocco con una piccola sculacciata, nulla di doloroso, anzi sentivo che mi stavo eccitando ancor di più. Quando non mi colpiva le natiche faceva passare la sua mano su di esse con dei lenti movimenti circolari, come a lenire il dolore che m’aveva procurato poco prima.
Mi ero di nuovo rilassata quando Anna aprì la valigetta sconvolgendomi col suo interno. Dentro infatti c’erano cinque dildi di vetro dalle forme più bizzarre, ma un paio mi colpirono per la loro dimensione che considerai gigantesca.
“Stai tranquilla, non ti farò alcun male, voglio solo godere di te.” mi disse per tranquillizzarmi.
Ma quando le vidi prendere quello centrale, che era anche il mediano per dimensioni, un po’ m’irrigidii lo stesso. Anna però invece di penetrarmi subito lo fece passare nello spacco della mia passera, bagnandolo coi miei umori e facendomi di nuovo salire di giri. Ora erano le mie grandi labbra a schiudersi del tutto lasciando il clito in balia di quell’oggetto in vetro così perfettamente liscio che solo la sua mano rendeva così piacevole.
“Basta ti prego mettimelo dentro !” le gridai non reggendo più lo stare in quello stato che precede l’orgasmo.
Anna allora m’aprì il buchetto con una mano e ci lasciò cadere della saliva, io credetti che volesse infilarci dentro un dito per eccitarmi ancor di più, ed invece mi sodomizzò quasi brutalmente col dildo.
“Ahh non così mi fai male !”
“Volevi qualcosa dentro e t’ho accontentata, così impari a chiedere ciò che non ti spetta.” mi rispose con un filo di rabbia.
Mi spinse il fallo fino in fondo facendo urlare di nuovo, ma ormai avevo capito chi comandava quel gioco e non dissi nulla. Con molta calma lo fece scorrere un paio di volte ed iniziai di nuovo inevitabilmente a godere, così lei mi disse di continuare da sola, ed io allungai la mano e cominciai a masturbarmi mentre lei riprendeva a toccarmi la fica. Non dissi nulla neanche quando prese un altro dildo e vidi che si trattava di uno dei due extralarge.
Anna fece passare anche questo nel mio spacco, e quando sentii che stava per infilarlo dentro ebbi un sussulto.
“No ti prego due insieme no, non l’ho mai fatto.”
“Sarà anche vero.” mi rispose sorridendo “Ma la tua fica dice che vuol godere.”
Mi penetrò lentamente, ogni suo movimento era fatto per farmi sentire quel mostro di vetro in ogni angolo dell’utero, puntando spesso a quel sottile lembo di carne che separa la fica dalla cavità anale. Ormai avevo smesso di masturbarmi lasciandomi più di mezzo dildo nel culo ed aggrappandomi alla testiera in ferro del letto con entrambe le mani.
Anche se non volevo darlo a vedere stavo godendo.
Godevo con ogni parte del mio corpo come se questo si fosse concentrato fra le gambe e non volesse altro che sentire tutto quel fallo dentro.
Ed il dildo entrò in tutta la sua grandezza rendendomi una bambola nelle mani di chi non voleva altro che giocarci come meglio credeva. Rimasi un attimo senza fiato non avendo mai provato non solo una doppia penetrazione, ma neanche un simile gigante nella mia passera. Quando aprii la bocca fu per urlare tutto il mio piacere ormai incontenibile, ed allora Anna cominciò a fottermi con sempre più veemenza.
La sentivo dirmi che ero solo una puttanella in calore, ma pensavo solo a godere sino a quando l’orgasmo non mi travolse in un lungo e violento abbraccio che spense ogni luce. Credetti quasi di svenire tanto era il piacere che mi stava sommergendo, ma rimasi come ancorata al letto mentre la mia professoressa fermava la sua mano ed iniziava a leccarmi mi fra le gambe.
Pensai un attimo a quanto la odiavo prima di quella sera e di tutti gli accidenti che le avevo mandato dopo ogni bocciatura. Ora quella donna era dietro di me che mi trattava si come una prostituta, ma facendomi godere come mai nessuna mia amica c’era riuscita.
Quando mi ripresi mi girai e la buttai sul letto per baciarla, lei fu quasi sorpresa da quel mio gesto, ma poi si lasciò andare alle mie coccole che diventarono sempre più insistenti. In cuor mio speravo di ricambiare lo stesso trattamento a cui mi aveva sottoposta lei, ma non osai prendere nessun dildo pur avendoli vicini a me. Finimmo invece in un lungo sessantanove invertendo spesso le posizioni, se la sua lingua era molto più esperta della mia, ma io ero più vorace, come se volessi farla godere sempre di più.
Ci ritrovammo sfinite una al fianco dell’altra, senza più forze ma con la gioia di chi ha dato e ricevuto il massimo possibile. Quando mi alzai fu quasi come rompere un incantesimo, ma si era fatto tardi e dovevo rientrare a casa.
Prima di farmi uscire mi consegnò un foglietto sul quale c’erano scritte le domande che m’avrebbe fatto al prossimo esame, e non potei non chiederle se ci saremmo riviste al di fuori dell’università.
“E chi lo sa !” mi rispose quasi sorridendo “Ma non penso che ci vorranno altri ricatti per portarti da me anche se mi danno quel pizzico in più di perversione a cui non so resistere.”
Anna insistette per chiamarmi un taxi che volle poi pagare lei dopo aver chiesto quanto sarebbe costata la corsa. Mentre tornavo a casa ripensai in continuazione ad Anna, ma ebbi sempre la sensazione che ci saremmo riviste ben presto, e non solo per l’esame.
Anna mantenne fede alla sua parola e mi fece tutte le domande che m’aveva fornito facendomi fare un figurone tale che, alla fine fingendosi quasi disperata, mi diede un bel trenta.
Quando uscii dall’aula ricevetti i complimenti di tutti gli studenti che fecero a gara per pagarmi da bere, e tornai a casa decisamente brilla. Mia madre stava per iniziare il suo consueto cazziatone quando le dissi il risultato dell’esame, allora mi strinse forte a se prima di mandarmi sotto la doccia ed a letto subito dopo, ero stravolta.
Il giorno dopo iniziai a pensare alla tesi, ma senza alcun risultato degno di nota, quando suonò il mio cellulare. Era un numero non in memoria, ma non ci misi molto a capire chi mi stava chiamando.
“Pronto Paola ?”
“Si sono io chi è ?”
“Anna e non far finta di non avermi riconosciuto.”
In quel momento passò mia madre dietro di me e così fui costretta a tenere un tono formale per non farla insospettire.
“Si professoressa mi dica … certo che sono disponibile … va benissimo sarò li fra una mezz’ora il tempo di mettere le scarpe e prendere il motorino.”
“Chi era ?” mi chiese mia madre non appena chiusi il cellulare.
“La Pizzobono, ha detto che vuole parlarmi per la tesi, non so cosa voglia ma non vedo cosa ci sia di male a sentirla.”
“Per me t’ha presa di buon’occhio !” esclamò allora mia madre “Tu dici sempre che è una stronza, ma come t’ha vista studiare ha capito chi è la mia bambina !”
“Certo, certo per me è ancora incazzata per avermi dovuto dare trenta…” le risposi mentre uscivo di casa.
L’appuntamento era al bar vicino all’università dove c’eravamo incontrate la prima volta, lei era seduta con un libro in mano ed una spremuta sul tavolino.
“Signorina Del Poggio prego s’accomodi.” mi disse come mi vide entrare nel bar.
Capi subito che la discussione sarebbe stata decisamente non convenzionale, ma in fondo l’esser stata a letto con lei non mi era certo dispiaciuto.
“Mi dica professoressa, sono tutta orecchi.”
“Andiamo subito al nocciolo della discussione.” mi disse guardandomi dritta negli occhi “Ti rimane la tesi e finora non ha contattato alcun docente. Se vuoi posso essere la tua relatrice, il che vuol dire prendere almeno cento e trovare poi un lavoro con una certa facilità. Sino ad oggi l’ho fatto solo per due studentesse ed è inutile dirti che lavorano entrambe con un buon stipendio ed ottime possibilità di carriera.”
Non crollai a terra svenuta solo perché ero seduta, poter preparare la tesi con lei era qualcosa d’impensabile per chiunque, anche per i secchioni più bravi.
“E questo solo per esser stata a letto con te ?” dissi pentendomi subito per quelle parole.
“Si e no. Diciamo che non solo mi piaci, ma hai delle belle potenzialità come ‘donna di piacere’ e quelle come te sono meno di quanto pensi.”
“Quindi devo solo fare sesso con te ?”
“No, non esser così limitata, lo farai ogni volta che io lo voglia e con chi io desideri, ma stai tranquilla non ti sputtanerò mai, in fondo sei il mio investimento. Ma sappi fin da subito che non sarà un viaggio spiacevole e che scoprirai più cose di te con me che continuando a farti sbattere dai soliti bellocci che ti girano sempre intorno.”
Rimasi un po’ perplessa da quelle parole però mi rendevo anche conto che un’offerta del genere era irrinunciabile. Non solo mi avrebbe aiutato con la tesi, ma anche a trovare un lavoro decente.
“Accetto.” dissi senza remora alcuna “E ti dico anche che mi fido di te e so che non me ne farai pentire.”
“Bene sapevo che avresti accettato.” continuò Anna con un sorriso appena percettibile “Quindi ho portato un regalino per te, però aprilo solo quando sarà il momento d’uscire, stasera t’aspetto alle nove e vedi di non tardare.”
Anna mi diede un piccolo pacchetto anonimo decisamente molto leggero che infilai in borsa, poi ci salutammo e tornai a casa.
(Essendo) Curiosa di natura morivo dalla voglia d’aprire quel pacchetto, ma volli tener fede alla promessa fatta ad Anna, così mi vestii come per il nostro primo incontro cambiando solo il tipo di calze preferendo un paio d’autoreggenti decisamente più sexy. Quindi aprii il regalo rimanendo a dir poco stupita, si trattava di un plug in metallo nel cui manico era inserito un vetro rosso. Andai in bagno ancora sgomenta, di certo Anna aveva in mente qualcosa di più perverso ed in fondo me l’aveva anche detto che non sempre si trattato di ‘normale’ sesso saffico, ma il solo pensiero di arrivare da lei col buchetto già pieno mi metteva una certa inquietudine.
In ogni caso mi feci un profondo bidè e coll’aiuto di un po’ di detergente intimo l’infilai il plug nell’ano senza sentire molto fastidio. Ma come mi mossi quella ‘presenza’ si manifestò eccitandomi sempre più ad ogni passo che facevo. Arrivai al mio portone col perizoma già fradicio e decisi che non era il caso di usare l’autobus, così presi il motorino e mi diressi verso casa di Anna. Il viaggio fu un incubo che non m’aspettavo, ad ogni buca sentivo il plug entrare sempre più in me ed ebbi anche paura che poi non sarei più riuscita a toglierlo. Benedivo ogni semaforo rosso che mi permetteva di riprendere fiato ed arrivai dalla mia prof puntuale come un orologio svizzero.
Arrivata alla sua porta ebbi la seconda sorpresa, ad aprirmi non c’era lei, ma un bell’uomo di circa trent’anni che indossava solo un paio di pantaloni mostrando un fisico muscoloso.
“Tu devi essere Paola, entra t’aspettavamo.” mi disse come se la sua presenza fosse la cosa più normale del mondo.
Entrai come in trance per ritrovarmi in salotto dove c’era Anna che mi sembrò quasi una dea. La lunga giacca che la fasciava arrivava appena sotto il pizzo delle sue calze nascondendo cosa avesse sotto. Il rossetto rosso fuoco splendeva nel suo viso chiaro ornato da due grossi cerchi alle orecchie. Mi venne incontro e mi baciò sulla bocca senza dirmi nulla, poi mi fece avvicinare al tavolo con la pancia e cominciò a toccarmi il sedere attraverso la stoffa della gonna.
“Allora Enzo che ne dici della mia giovane amica.” disse rivolgendosi all’uomo.
“Davvero graziosa, ma da te m’aspetto sempre il meglio.” rispose lui mentre si sedeva dietro di noi.
Anna iniziò a far salire la gonna fino a scoprirmi del tutto le natiche, poi s’abbasso e cominciò a baciarle passando un dito nel loro solco. Penso che quell’uomo poteva già vedere il regalino che lei m’aveva fatto, ma non disse nulla sino a quando Anna non spostò il perizoma mostrandolo del tutto.
“Vedo che hai seguito le mie direttive.” mi disse allora girandoci intorno con un dito “E anche che sei già un lago, un dolcissimo lago da prosciugare.”
Il primo gemito m’uscii fuori non appena la sua lingua fece capolino nel mio spacco, che s’aprì del tutto stimolata da quel tocco così esperto. Ero così eccitata che non feci caso che Enzo s’era alzato se non quando sentii anche la sua lingua nella mia intimità mentre quella della mia prof era risalita fino al buchetto. M’abbandonai del tutto alle loro leccate sempre più veloci e profonde, Anna mi sfilò il plug per assaporarne il gusto per poi rimetterlo dov’era, spingendolo dentro con molta calma. Poi mentre lei s’avvicinò alla mia bocca per baciarmi quasi con foga animalesca, lui si calò i pantaloni, sotto i quali non indossava nulla, e prese a strusciare il cazzo sulla mia passera. Anna m’impedì di guardare quanto fosse grosso, ma sentivo che non era certo piccolo anche se ormai non volevo altro che sentirlo dentro. Enzo mi penetrò lentamente facendomi sentire fino in fondo il suo randello, ogni tanto ne tirava fuori un po’ per poi rimetterne dentro ancora di più, e di certo era tanto come non ne avevo mai provato in vita mia. Quando sentii sbattermi le palle contro capii che aveva finito, o almeno non ne aveva più !
Lei allungò allora una mano sul plug che quasi non sentivo più e cominciò a ruotarlo mentre l’uomo iniziava a cavalcarmi mandandomi subito in estasi. Enzo mi teneva saldamente per i fianchi facendo inizialmente scorrere piano il suo membro per poi affondandolo quando ne era dentro più o meno metà. Sentivo i miei umori colarmi lungo le cosce ed Anna si infilò fra di loro e cominciò a leccare tutto ciò che vedeva. Fece anche uscire il cazzone dalla fighetta per assaporare il mio piacere anche da li, ma vedendomi smaniosa di continuare lo rinfilò dentro incitando lui  ad andare più forte.
“Fottila per bene questa puttanella che un cazzo così non l’ha mai preso ! Voglio sentirla urlare dal piacere mentre la riempi di sborra !”
“Sii fottimi …mm dammelo tutto che sto impazzendo.” gli feci eco io senza più ritegno.
Enzo non parlava, ma in compenso pompava sempre di più facendomi sobbalzare ad ogni affondo. Ebbi un numero imprecisato d’orgasmi che mi sconvolsero uno dopo l’altro in un crescendo di sensazioni mai provate. Non era solo quel gran cazzo a farmi godere, ma anche il plug sul quale sbatteva ogni volta il suo ventre, e la lingua di Anna che non smetteva mai di leccarmi. Alla fine Enzo venne riempiendomi col suo piacere che mi sembrò arrivare sino alla testa, tanto fu copioso. Quando tirò fuori il pene e lo portò davanti alla mia faccia invitandomi a ripulirlo, (io) non me lo feci ripetere due volte e l’avvolsi fra le mie labbra. Sapeva di sesso, non solo per lo sperma che ancora lo ricopriva, ma anche per tutto il mio piacere che c’era finito sopra, ed era un cocktail inebriante. Come lo doveva essere quello che Anna beveva direttamente dalla mia passera che sembrava non mollare mai, se non quando fu del tutto asciutta. Allora si tolse la giacca mostrando il suo corpo coperto solo da un bustino nero che le spingeva il alto il seno.
“Scusami se te lo rubo un attimo.” mi disse sfilandomi il plug ed infilandoselo dietro senza alcuna fatica.
Poi si mise vicino a me e cominciò a leccare le palle ad Enzo che stava di nuovo raggiungendo l’erezione.
“Ma che bella coppia di pompinare !” ci disse guardandoci dall’alto in basso “Due come voi lo farebbero rizzare ad un cadavere ! Tanto lo so come finisce vero Anna ? Anche tu vuoi la tua bella dose di cazzo fresco !”
Ero stupita da come la trattasse, per me che l’avevo sempre vista come un’acida zitella fino a qualche giorno prima, sentirla trattare come una poco di buono fu quasi uno choc, ma in fondo non è che mi potessi aspettare qualcosa di diverso da quella insolita situazione.
“Certo che voglio il tuo cazzone sennò che ti chiamavo a fare !” rispose Anna sorridendo “E mentre  mi farai godere scopandomi tu Paola mi leccherai per benino non è vero ?”
“Mm non vedo l’ora di leccartela tutta ! Chissà come ti colerà mentre ti fotte !” dissi lasciando per un attimo il cazzo di Enzo.
Quando la mazza dell’uomo raggiunse di nuovo la sua massima grandezza, Anna si sdraiò sul tavolo a cosce spalancate.
“Dai fatemi godere.” disse toccandosi la micia.
Enzo si mise subito in mezzo alle sue gambe mentre io m’abbassavo per arrivare con la bocca ai sessi d’entrambi. Se con me lui era stato dolce e premuroso almeno all’inizio, con Anna fu subito impetuoso, saltandole quasi addosso ad ogni colpo.
“Si fottimi bastardo ! Voglio sentirti che lo spingi sino al cervello !”
“Sei la donna più puttana che conosca, non lo sai neanche tu quanti cazzi hai preso da quando sei nata.”
Ero sempre più sconvolta da Anna, di certo non avevo mai capito chi in realtà fosse, ma allo stesso tempo non riuscivo che a far passar la lingua su quel piccolo lembo di carne fra le sue entrate del piacere, che fra l’altro erano entrambe piene. Ebbi la voglia di masturbarla col plug, ma poi non ne trovai il coraggio, o forse volevo vedere fin dove si sarebbero spinti senza alcun mio intervento. Quando la mazza di Enzo scivolò fuori dalla passera di Anna lui me la spinse in bocca insultandomi come faceva con la mia professoressa.
“Succhia aspirante puttana ! E stai certa che con questa troia diventerai ben presto come lei, una gran vacca da cazzo !”
Non feci in tempo a gustarne il sapore, quel mix di odore di maschio e piacere di donna, che Anna reclamò a gran voce l’uccello che avevo in bocca, e l’uomo non la fece attendere. Quasi non mi resi conto che mi stavo toccando con sempre maggior foga, anche se avevo avuto rapporti molto focosi, nulla era paragonabile a quello che stava accadendo davanti a me, sembrava quasi che facessero a gara per vedere chi cedeva per primo.
Ad un certo punto Enzo girò Anna mettendola a pancia sotto e m’ordinò con tono imperioso di leccarle la fica. Poi le tolse il plug che le portò alla bocca dicendole le sue intenzioni.
“Lo sai che ora ti spaccherò il culo vero ? Come sai che godrai come una cagna, ma in fondo è quello che sei, un buco da riempire di cazzo e sborra.”
“Ma perchè parli ?” rispose lei “Se sei così sicuro di te mettimelo dentro e fammi godere stronzo !”
Lei le abbassò ancor di più le spalle prima di aprirle il più possibile l’ano allargandolo coi pollici, poi puntò la cappella contro il buchetto e diede una spinta fortissima che fece entrare dentro più di mezzo cazzo.
“Ahh spaccami bastardo che non sei altro !” urlò Anna “E tu puttanella leccamela, voglio sentire la tua lingua dentro di me.”
Non feci in tempo ad avvicinarmi con la bocca che Enzo tirò fuori tutto il suo bastone per rimetterglielo dentro con più forza, sodomizzandola del tutto. Per un attimo pensai che se ci fossi stata io al suo posto avrei urlato solo per il dolore, invece Anna gridava si, ma per il piacere.
“Sii rompimi tutta … sei un bastardo ma con un gran cazzo e sai come usarlo. Sei l’unico che mi fa sentire davvero troia dentro ! Mm come mi piace quando mi sbatti così forte, dai stallone pompa !”
Più lui la scopava e più Anna colava piacere purissimo che bevevo come un’ossessa mentre mi masturbavo senza alcun riguardo vedendoli. Mi sembravano due animali in calore che pensavano solo a se stessi, ma che in realtà godevano l’uno dell’altro senza alcuna riserva.
“Dai ficcale le dita dentro.” mi disse ad un certo punto Enzo tirando a se Anna “Questa gode solo è bella piena e tu non hai il cazzo.”
Feci scivolare due dita nella passera della mia insegnante ma era come se le altre venissero risucchiate, e così se ne ritrovò dentro ben presto quattro.
“Ora ti faccio un bel clistere di sborra ! Dimmi che lo vuoi o vengo in bocca alla tua puttana di turno.” disse lui ormai prossimo all’orgasmo.
“Si riempimi tutta fammi godere … voglio solo godereee.”
Enzo le diede un paio di colpi violentissimi prima di bloccarsi e venirle dentro mentre anche Anna veniva urlando a più non posso. Poi ci fu un momento d’estrema calma, solo io continuavo a toccarmi per arrivare al picco del piacere. Allora lui tirò fuori la sua mazza e la fece scivolare sotto l’incavo delle gambe di Anna, ed io assaporai di nuovo il suo seme, Ben presto ne colò molto del culo di lei che era aperto in maniera oscena, leccai tutto prima di finire a terra con due dia nella fica in preda al mio orgasmo.
Lei non mi diede quasi il tempo di riprendermi che disse ad entrambi di rivestirci ed andarcene, Enzo uscì per primo ed io lo seguii a ruota. Mentre ero vicina alla porta Anna mi chiamò, la voce era decisamente provata, ma non aveva perso quell’autorità che avevo sempre sentito.
“Stasera è stato solo per vedere cosa sai fare, ci sentiamo presto, mi faccio sentire io.”
Poi mi diede un veloce bacio e presi la strada di casa. Durante il viaggio non feci che ripensare a quanto era successo, non facevo in tempo a crearmi un’idea su Anna che lei mi stupiva mostrandosi sempre diversa. Di certo il tempo trascorso da li alla tesi non sarebbe stato noioso.
Il periodo che mi separò dalla tesi di laurea fu il più intenso della mia vita. Andavo tutti i giorni da Anna per prepararla e spesso finivamo a fare l’amore in maniera sempre più appagante per entrambe. Qualche volta trovai delle altre persone, sia uomini che donne, ed in quei casi si faceva solo sesso sino a sfinirci.
Ebbi anche qualche offerta di lavoro, e col suo aiuto scelsi quella che per tutte e due era la migliore, sia come inizio che per le possibilità di carriera.
Quando andai a dare la tesi c’era tutta la mia famiglia al gran completo che, dopo aver ascoltato il voto finale, un bel centodieci e lode, fece partire un lungo applauso tanto rumoroso da farmi quasi vergognare di loro. Io avrei voluto dividere quell’immensa gioia con colei che ne era stata l’artefice, ma i miei familiari mi sequestrarono fino a notte fonda, per festeggiare la prima Del Poggio laureata. Riuscimmo solo a scambiarci un breve sguardo, ma sapevo già che l’avrei incontrata di nuovo, non sarebbe certo stato un esame a dividerci.
Il giorno dopo ero uno straccio, così chiamai Anna per dirle del mio stato, lei mi rispose di riposarmi e che se il nostro ‘contratto’ si poteva dire concluso, la sua porta sarebbe rimasta sempre aperta.
Passai tutto il tempo a pensare cosa fare,o meglio come presentarmi da lei in maniera insolita. Girai un po’ in rete alla ricerca dell’idea giusta che trovai partendo da un blog sadomaso per arrivare nelle pagine di un porno-shop on-line. Non potevo però certo aspettare che mi spedissero quanto volevo, e dove abitavo ce n’era solo uno peraltro troppo vicino a casa mia. Così il giorno seguente mi feci prestare la macchina da mio padre che aveva il turno di notte, ed andai in una città vicina dove sapevo ce n’era uno ben fornito. Ebbi solo un momento d’incertezza prima d’entrare non essendoci mai stata, ma poi il desiderio di lei mi fece coraggio e varcai fiera quella porta. Per fortuna trovai una donna al bancone che comprese immediatamente quanto cercavo e me lo fece provare in un piccolo camerino. Guardandomi allo specchio mi trovai estremamente sexy, ma anche decisamente porca.  Per un attimo ebbi l’impressione d’aver esagerato, così chiesi un consiglio alla titolare.
“non so per chi lo indosserai e neanche m’interessa.” mi disse guardandomi da capo a piedi “Ma di certo ti salterà addosso in men che non si dica.”
Comprai anche un baby-doll incredibilmente trasparente e corto con due fili intrecciati come slip.
Tornata a casa mi preparai con molta cura, feci una depilazione integrale ed un lungo bagno tonificatore che mi lasciò un bel profumo sulla pelle. Indossai quanto comprato in giornata ed un lungo abito nero per coprirmi, quindi scelsi un paio di decolté in vernice ed uscii di casa.
Durante il viaggio pensai solo a come avrebbe reagito Anna vedendomi, in lei era evidente una notevole indole dominatrice, ed io in fondo volevo solo tirarla fuori in tutta la sua interezza.
Non feci quasi in tempo a suonare il campanello di casa che lei m’aprì, il suo sorriso tradiva la voglia di vedermi e soprattutto di godere di me. Non appena chiuse la porta dietro di noi feci scivolare a terra il vestito lasciandola senza fiato.
Nel sexy-shop avevo comprato un body fatto di strisce di pelle, le quali s’intrecciavano lasciando scoperto il seno ed i glutei. Anche la mia fichetta era ben in mostra, al fianco delle lebbra correvano due striscioline che s’univano dopo aver lasciato libero anche il buchetto tirando leggermente in fuori le chiappe.
Era la prima volta che la vedevo stupita ma non durò a lungo, come si riprese mi baciò teneramente per poi tornare a guardami avida del mio corpo.
“Sei bellissima.” mi disse con gli occhi un po’ lucidi “Ma perchè ti sei messa così ? Non ti capisco ..”
“Perchè voglio essere tua.” le risposi mettendole un dito davanti alla bocca “Voglio che tu mi prenda con tutta la tua forza, la tua passione. Stasera non desidero altro che veder appagati tutti i tuoi desideri, sono tua Anna, fammi ciò che vuoi senza più nessun limite.”
Ben sapevo che mi stavo mettendo nelle mani di una persona non certo priva di fantasie sadomaso, ma ero anche certa che non m’avrebbe mai fatto male solo per vedermi soffrire.
M’inginocchiai davanti a lei mettendo le mani dietro la schiena in segno di totale sottomissione ed aspettai le sue parole che non tardarono ad arrivare.
“Sarò sincera.” mi disse con voce di nuovo ferma “Non m’aspettavo questa sorpresa, ma dirti che sono felice è sminuire il mio stato d’animo. Ho sempre saputo che con te mi sarei potuta spingere oltre quelli che i ‘normali’ chiamano limiti, ma vederti qui ai miei piedi mi fa capire che tu hai un di più rispetto a tutte quelle che ti hanno preceduto.”
“Anna io voglio solo …” non riuscii a finire la frase perchè questa volta fu lei a zittirmi mettendo un dito davanti alla mia bocca.
“Non c’è bisogno che dica nulla, stasera sarai la mia cagna, ti sfonderò come non ho mai fatto con nessuna e tu godrai .. si proverai piacere perchè non desideri altro. Ora vieni con me ma senza alzarti, voglio vederti strisciare sino in camera da letto.”
La seguii camminando a quattro zampe come un animale per poi inginocchiarmi sul letto e vederla spogliarsi molto lentamente. Quando rimase completamente nuda prese un frustino da equitazione da un cassetto del comò e cominciò a passarmelo su tutto il corpo.
“So che hai una gran voglia di godere.” mi disse con voce sensuale ma ferma “Però potrai venire solo quando te lo dirò io o ti butterò così come sei fuori di casa. Vedi piccola porcella negarti l’orgasmo sarà per me un piacere e per te una tortura, qualcosa di molto più doloroso del prenderti a frustate che magari ti piacerebbe pure.”
Come finì di parlare mi colpì sulla fica con una frustata non violenta ma precisa, però non ebbi neanche il tempo di gemere per il dolore che Anna mi chiese la bocca con la sua dandomi un lungo bacio pieno di passione.
La mia splendida amante continuò a lungo quel gioco di frustare e baci, passando spesso la lingua in modo rapido ma estremamente eccitante, nelle zone appena colpite. Dopo un po’ cominciai a sentire il fuoco nelle mie carni, soprattutto i seni e la passera mostravano i segni d’una eccitazione mostruosa. I capezzoli erano tanto turgidi che sembravano quasi due missili pronti a partire, mentre sul lenzuolo i miei umori avevano già una piccola macchia che aumentava col trascorrere del tempo. Quando poi alla bocca aggiunse le dita mi sembrò d’impazzire, Anna sapeva benissimo come stringere un capezzolo o un clito ormai gonfio di piacere come il mio, fermandosi sempre prima che il piacere raggiungesse il suo apice.
La paletta del frustino arrivava sul mio corpo con sempre più forza, ma mai con violenza, in piccole serie di tre o quattro colpi, poi era solo un delirio d’eccitazioni diverse, ma ugualmente molto piacevoli, sia che fossero date dalle sue labbra o dalle sue mani.
Nel momento in cui la vidi lasciar cadere il frustino sul letto credetti che il peggio fosse passato, ma fu solo l’illusione d’un attimo. Anna prese due foulard e, dopo avermi fatto sedere ed allungate le braccia sulle gambe, mi legò strettamente i polsi alle caviglie, impedendomi di fatto ogni difesa. Mi fece poi mettere sula schiena e mi ritrovai così oscenamente aperta, con le gambe spalancate e la fica a sua completa disposizione. La vidi scegliere con calma il successivo strumento di tortura, poi un dildo a due teste comparve fra le sue mani. Senza dire nulla mi penetrò con quella più grande sino a riempirmi del tutto la vagina, e subito dopo poggiò la più piccola sul mio clito. Quando accese la vibrazione, che entrò in funzione alla massima potenza, non riuscii a trattenere un urlo di puro piacere, dimenticando quali fossero i suoi ordini.
“Sii … cosii sto venendo …”
Anna mi sfilò immediatamente il dildo dalla passera e mi diede due sonori ceffoni sulle tette.
“Allora non ci siamo capite puttanella.” mi disse fissandomi con uno sguardo carico di disprezzo “O vuoi uscire nuda di qui e farti violentare dal primo uomo che passa, o meglio se sono un bel gruppo.”
“No perdonami.” cercai di rispondere in preda al panico “Ma come faccio a resistere …”
“Vorrà dire che ti sfonderò subito ! Hai la fica tanto bagnata che non sarà difficile farlo come si deve.”
Quando le vidi nelle mani un grosso dildo di gomma collegato con un tubicino ad una pompetta mi venne una certa paura. Già da sgonfio non era certo piccolo, anzi all’altezza di alcuni cazzi che m’aveva presa soprattutto se erano dei suoi amanti, e non osavo immaginarlo alle massime dimensioni.
Anna però non mi diede tempo e modo di ragionare, ma con un gesto fin troppo deciso me lo infilò per buona parte nella pia passera. Anche se aveva la forma di un pene vero, era piuttosto liscio e lo presi senza molta difficoltà, sentendomi subito piena, ma quello era ancora nulla. Lei cominciò a masturbarmi facendolo scorrere dentro e fuori, e pompando sempre quando era dentro di me. Ben presto mi sembrò che l’utero dovesse esplodere da un momento all’altro, ma anche se sentivo un certo dolore, il piacere che provavo era qualcosa d’indescrivibile.
Nella stanza si sentivano solo i miei gemiti, i miei sospiri di sofferenza e quelli di godimento accompagnati da un respiro sempre più affannoso. Non so cosa avessi dentro quando lei finì di pompare, ma era di certo qualcosa di mostruoso, il cui unico scopo era quello di preparami al passo finale.
La mia dolce aguzzina tolse quel gigante molto lentamente senza farmene vedere le dimensioni, poi lasciò cadere un po’ di saliva su quella che ormai era una voragine e non più una fica di una ventenne.
Continuando il suo silenzio m’infilò quattro dita nella passera ruotandole lentamente, poi fu il delirio. Con abile maestria aggiunse il pollice a ciò che già mi stava dando piacere, e spinse tutta la mano in me. Non so neanch’io perchè non venni all’istante, stavo godendo come non mi era mai successo in vita mia. Se i colpi di frustino avevano sensibilizzato la mia micia ed il dildo l’avevano allargata, solo ora capivo che tutto ciò era stato solo un preambolo. Anna aveva stabilmente la mano sino al polso in me, e nonostante ciò riusciva a far entrare anche un po’ di braccio facendomi letteralmente impazzire.
“Ahh ti prego non resisto più.” le dissi sperando che ponesse fine al suo divieto di non venire.
“Vuoi godere fino in fondo vero mia piccola donna ?”
“Sii ti supplico.”
“Allora godi !”
Con la mano libera s’impossessò del mio clito stringendolo con furia ceca per poi farselo passare fra pollice ed indice.
Urlai a squarciagola il mio orgasmo, o per meglio dire tutti quelli che ebbi in rapida successione, senza riuscire mai a riprendere minimamente il controllo della mia mente. Lei non smise mai di darmi quel piacere che m’avvolse tutto il corpo come una calda coperta in inverno. Non so dire quanto durò quel magico momento che si concluse solo quando crollai esausta priva di forze, ed allora lei allungò il viso verso il mio per darmi un piccolo bacio.
Poi Anna mi liberò mani e piedi e mi diede dell’acqua da bere per farmi rimettere in sesto e poter continuare quella serata di folle sesso senza alcun limite. Non ci fu bisogno d’alcuna parola, appena mi tornarono le forze m’accucciai davanti alle sue gambe per poterle leccare quel sesso che brillava per quanto fosse bagnato.
“Bevi piccola, bevi il mio nettare.” mi disse stringendo la mia testa fra le gambe “Voglio che tu mi faccia godere come adoro, e questo non è che l’antipasto.”
Mentre la mia lingua cercava ogni goccia del suo piacere la sentivo gemere sempre più, sino a portarla al limite dell’orgasmo, che si negò per me in maniera incomprensibile.
Anna mi fece inginocchiare sul letto mentre prendeva uno strap-on di notevoli dimensioni che poi mise fra le nostre bocche. Lo leccammo insieme sfiorandoci più volte le lingue, ma era come se lei fuggisse ogni volta che quell’incontro diventava più profondo. Poi con mio grande stupore mi fece alzare in piedi per fissarmi quello strumento di piacere e mettersi subito a carponi col culo ben il alto ed aperto dalle sue stesse mani.
“Sai come mi piace esser scopata.” mi disse cercando d’allargare al massimo il suo buchetto “Quindi fammi godere !”
“Ma io non ti ho mai inculata !” risposi temendo di poterle fare male e subire poi una punizione.
“Taci stupida ! Pensa solo ai cazzi che hai preso nel culo per me, se vuoi prendila come una vendetta nei miei confronti, ma sbattimi come si deve.”
Avvicini la bocca a quel fiore di carne per bagnarlo al meglio, ma ben presto fui ripresa dai sui insulti, così mi feci forza e puntai decisa la punta del fallo sulla sua apertura più inviolata(perché apertura più inviolata? Da quello che ho letto ama farsi fare il culo alla grande!!). Ma la paura di farle male m’impedii di fare ciò che lei voleva, così fu Anna a spingere all’indietro con veemenza sino a sodomizzarsi del tutto fra le sue stesse urla di dolore. Allora capii che lei non era altro ciò che io stessa ero diventata, un’amante del sesso che non poteva fare a meno d’arrivare a quello più estremo per soddisfare in pieno il suo animo. Così l’afferrai con forza i fianchi e cominciai a spingere con tutta la forza che avevo addosso insultandola come non avrei mai pensato di fare.
“Ti piace prenderlo nel culo vero brutta troia ? Sei solo una porca a cui sfondare fica e culo !”
“L’hai capito cretina ! Mi piace esser padrona e puttana e con te poi è il massimo.”
Oramai la scopavo senza più alcun ritegno dandole tutto il piacere che voleva, ben sapendo che avrei smesso solo quando lei sarebbe crollata esausta. L’inculai a lungo schiaffeggiandole spesso le natiche sino a farle diventare rosse acceso e per un attimo pensai a quanti le avrebbero rotto volentieri il culo visto il suo comportamento in facoltà. E fu forse ripensando a quante volte m’aveva bocciata che quando la sentii raggiungere l’orgasmo le sfilai il fallo dal culo per infilarlo di colpo  nella passera e portarla vicino all’apice del piacere.
“Ti voglio tutta !” urlai quasi in delirio “Ora sono io a decidere del tuo piacere !”
“Sei una bastarda ! Ma fammi godere come vuoi tu … sono tua !”
Cominciai a far uscire del tutto lo strap-on per rimetterlo dentro il più violentemente possibile mentre i nostri respiri diventavano sempre più affannosi. Alla fine puntai decisa la punta del fallo di nuovo contro il suo ano ormai aperto, le presi i capelli con una mano e spinsi con tutta la forza che avevo.
Anna urlò come non aveva mai fatto prima ed io fui lesta nell’allungare la mano libera verso il suo clito e stringerlo dolcemente.
“Ora puoi venire puttana ! Una come te lo può fare solo col culo pieno e sfondato.”
“Sii … sei fantastica … godoo …si come godo !”
Venne riempendo la mia mano del suo orgasmo senza fine e per un istante mi sentii la padrona del mondo, una sensazione nuova e violentissima, che non capii subito. Solo dopo parecchi minuti, quelli che le ci vollero per tornare un minimo in se, Anna mi spiegò che quello che avevo provato era il piacere della dominazione totale, lo stesso che lei aveva cercato ogni volta che avevamo fatto solo noi due, e che ora dovevo decidere io se era quello che avrei voluto io nei miei rapporti futuri.
Finimmo la serata in modo languido, baciando e leccando ogni parte del corpo dell’altra senza mai cercare nulla di più che il piacere di chi era al centro dell’attenzione.   

 Hot Nikki 14
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