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dal Blog di Beppe Grillo (sante verità!)

Written By Unknown on Wednesday, June 26, 2013 | 11:08 AM

Taci, il giornalista ti ascolta!

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Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del Tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" Dal Vangelo secondo Giovanni

Il Parlamento è il luogo più sacro, di una sacralità profana, della Repubblica Italiana, ma è sconsacrato ogni secondo, ogni minuto, frequentato impunemente, spesso senza segni di riconoscimento, da folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa. Qualche deputato li scambia talvolta per colleghi e parla, parla per ritrovare sul giornale quella che credeva una conversazione privata. Mercanti di parole rubate. Taci, il giornalista ti ascolta! Si nascondono ovunque. L'unica difesa è il silenzio, il linguaggio dei segni. I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. Vanno disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo. Per un'intervista chiedano un appuntamento, come si usa tra persone civili, non bracchino i parlamentari per le scale o al cesso. All'ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello "No gossip. Il Parlamento non è un bordello."Sapessi com'è strano
fare il deputato
nel Parlamento romano.
All'ingresso o in ascensore,
anche all'urinatoio
con il microfono nel taschino
c'è sempre un giornalista
senza tesserino.
Senza fiori senza verde, senza cielo, senza niente,
senza controlli, tra la gente, tanta gente.
Sapessi com'è strano darsi appuntamento alla buvette
con qualcuno che ti ascolta
nascosto tra la gente
per scrivere del niente.
Eppure, in questo posto impossibile
io gli ho detto 'fanculo
tu gli hai detto 'fanculo
tra la gente.

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Il prezzo della dignità. Storia di un giornalista libero



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"No, questa cosa non la scrivo. No, questo copia - incolla non lo faccio. No, adesso provo a raccontare le cose a modo mio. Ma tutto ha un prezzo. La mia storia può essere indicativa per capire cosa accade ad un giornalista che non liscia il pelo al potere. Io vivo e lavoro in una terra bella e tormentata, la Sicilia Occidentale. Sono un giornalista “a km zero”. Racconto quello che vedo. Sono direttore di un portale, Marsala.it, e di una radio, Rmc 101. Ho scritto alcune inchieste, tra cui la biografia del nuovo capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro (L’invisibile, Editori Riuniti, 2010) e un viaggio nella mafia che cambia (Cosa Grigia, Il Saggiatore, 2012). Il mio lavoro mi piace. E mi faccio anche un mazzo tanto. Raccontare le cose, sfuggendo alla dittatura delle veline, ha le sue controindicazioni: minacce, intimidazioni. Cose normali, dalle mie parti. Ma a me è successa anche una cosa inedita. Il Comune di Marsala, tramite il suo rappresentante legale, il Sindaco Giulia Adamo (ex Forza Italia, ex Pdl, oggi Udc, ma sostenuta dal Pd...), mi ha notificato una citazione a giudizio, in sede civile, dove mi chiede un risarcimento di 50.000 euro per la mia attività giornalistica, considerata, “lesiva del Comune di Marsala”, la mia città. Viene anche citato che il mio comportamento è ancora più grave perché agisco (sic!) “in un contesto storico di grande difficoltà per tutte le istituzioni a causa della crisi economica e della crisi di credibilità”. Credo che sia un caso unico in Italia che un Amministrazione Comunale chieda i danni ad un giornalista che fa inchieste su quello che accade in città. Per la serie: mi dai fastidio anche solo se esisti. Se volete, una specie di bullismo istituzionale. Sono convocato davanti al Tribunale di Marsala il 15 Ottobre 2013. ll Comune di Marsala ritiene che io sia lesivo per la sua immagine. Non per una cosa che ho scritto, ma per le cose che scrivo. Il Comune di Marsala si sente danneggiato da me. Il Comune di Marsala mi chiede i danni. Il Sindaco mi sta dicendo chiaramente - a nome di tutti - che io non sono cittadino marsalese gradito. 50.000 euro non è una richiesta di risarcimento danni. E’ un cazzotto nei denti. Coscienze meno pelose si sarebbero tutelate in sede penale, con un processo, delle prove, dei giudici. 50.000 euro è una richiesta è destinata a gambizzare me, il mio lavoro, 50.000 euro è il prezzo che si paga per scrivere notizie anzichè fare fusa, in questo pezzo di Sicilia. Ecco cosa succede a chi decide di non essere un giornalista schierato. Gli altri hanno incarichi: uffici stampa di nascosto, pubblicità alle loro testate, servizi vari senza gara, inviti a pranzi e cene. Vedo giornalisti vendersi per tutto. Un giornalista senza onore ma con un buon tariffario dalle mie parti può tirare su tra servizi (e servizietti) vari anche 30 - 35.000 euro l’anno di prebende per se e il suo gruppo. E se questo vale a livello locale, di cosa vi stupite se in Italia l’informazione è così incancrenita? Non abbiamo bisogno solo di pentiti. Abbiamo bisogno soprattutto di professionisti liberi, che diano un valore alla loro dignità."

Giacomo Di Girolamo, giornalista

 
 

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