Veronica, una ragazzina di origine slava di 14 anni è stata data in sposa ad un connazionale, che la trattava come una schiava.
Veronica, una ragazzina Rom di 14 anni, nata in Italia, ma di origini slave, è stata data in sposa ad un connazionale di 13 anni. I ragazzini vivevano in uno dei campi nomadi di Roma, quello di via di Salone. Qui è stato celebrato il matrimonio secondo il rito Rom, che in Italia non è valido. I festeggiamenti sono andati avanti per giorni, tutto sembrava bello agli occhi di Veronica, ma finita la festa è cominciato l'inferno.Veronica è stata portata a casa della famiglia dello sposo e qui ha dovuto fare da schiava a tutte le dieci persone che vi abitavano. Inoltre, è stata costretta a chiedere l'elemosina per le strade di Roma tutto il giorno, per portare a casa pochi spiccioli, 15 massimo 20 euro, che puntalmente il suo baby marito le toglieva. Come se non bastasse, il marito e sua madre la picchiavano di continuo. Veronica non ce l'ha fatta più a sopportare questi soprusi, così un giorno, con la scusa di dover andare ad elemosinare, si è recata al Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale (Spe), che si trova vicino al Centro Commerciale Roma Est, e ha denunciato tutto agli agenti. Veronica sapeva che questo corpo di agenti scelti avrebbe potuto aiutarla, perché da sempre si occupa dei problemi delle famiglie Rom. E così è stato: finalmente ora è salva, gli agenti, in accordo con il Tribunale dei Minori, le hanno trovato una sistemazione sicura ed è libera di poter andare a scuola e farsi una vita come tutte le ragazze della sua età!
"Ora voglio una vita diversa, come quella delle altre ragazze della mia età: senza botte, né violenze, né elemosina - ha detto Veronica agli agenti - Voglio andare a scuola, trovarmi un lavoro. Non ce la faccio a tornare dai miei genitori: il campo è una realtà dalla quale voglio fuggire, anche per evitare che mi accadano brutte cose come questa".
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Crisi, allarme Caritas: "Aumentati del 31,4% gli italiani che chiedono cibo"
(Adnkronos) - Da quanto emerge dal Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, nel corso del 2012 i connazionali che hanno chiesto pacchi alimentari ai centri sono stati il 37%. Mentre sono aumentati dell'11,5% i disoccupati da oltre 1 anno
(Adnkronos) - Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4% coloro che domandano pacchi viveri e piccoli aiuti materiali. Nel corso del 2012 gli italiani che hanno chiesto cibo ai centri sono stati il 37%, percentuale pressoché pari a quella registrata tra gli stranieri. Aumenta chi non riesce a trovare più lavoro. Continua a crescere, soprattutto tra gli italiani, il numero di chi non ha un reddito sufficiente per soddisfare i bisogni primari.
E' quanto emerge dal 12° Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, basato sui dati raccolti dagli operatori dei centri di ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana nel corso di tutto il 2012.
La crisi non solo sta privando di opportunità una fascia crescente della popolazione, ma sta ormai rubando anche la speranza di potere ritrovare un lavoro a chi lo ha perso. Spia di questo fenomeno, secondo il rapporto, è anche il calo della popolazione straniera, che comincia ad avvertirsi soprattutto tra alcune nazionalità. Calo, che benché appaia più determinato dalla rinuncia a ricongiungere nel nuovo paese il nucleo familiare piuttosto che dalla decisione di andarsene altrove o rimpatriare, dimostra quanto la crisi stia modificando il progetto migratorio di chi era venuto tra noi in cerca di un futuro migliore.
Il dato più drammatico che emerge dai primi dati analizzati riguarda l'aumento dell'11,5% dei disoccupati da oltre 1 anno. In questo scenario ad entrare in crisi è anche la speranza di poter ritrovare un nuovo posto di lavoro. Prevalgono frustrazione e rassegnazione. Questi sentimenti spiegano perché, ad esempio, continuino a crescere le richieste ai centri di ascolto di aiuti immediati. Proprio tra gli italiani il bisogno di reddito supera quello di occupazione ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011. Questo è particolarmente avvertito dalle donne italiane, tra le quali raggiunge il 62,4%, con un incremento di 4,5 punti percentuali sul 2011. In questo quadro si pone la questione degli immigrati. Gli stranieri (tra comunitari, extracomunitari irregolari e regolari) continuano a costituire oltre il 70% degli utenti dei centri di ascolto, anche se il dato fa registrare un calo di 2 punti percentuali rispetto al 2011.
La contrazione del dato relativo alla componente straniera è in gran parte riconducibile al sensibile calo nella presenza di persone provenienti dal Perù e dall'Ucraina, da sempre tra le prime 5 nazioni di provenienza degli assistiti della rete Caritas: le prime sono diminuite del 18% rispetto all'anno precedente, le seconde del 19,5%. Durante i colloqui con gli operatori Caritas molti stranieri provenienti da questi Paesi hanno apertamente manifestato il desiderio di ritornare in patria. Il Rapporto non rileva dati circa i rientri di fatto avvenuti tra coloro che si sono rivolti ai centri di ascolto, ma sicuramente questo desiderio sta limitando l'avvio di procedure per i ricongiungimenti familiari e per chiamate di parenti e amici. Si tratta di un fenomeno strettamente connesso alla crisi economica, che ha fortemente condizionato le possibilità di inserimento lavorativo degli stranieri, e li ha disillusi sulla possibilità di superare i loro problemi economici nel nostro Paese.
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Estate con i lettini vuoti. Crollano le presenze in spiaggia: -40% a giugno
(Adnkronos/Labitalia) - Lo denuncia il Sindacato italiano balneari che indica anche un forte calo delle prenotazioni stagionali, in alcuni litorali, superiori al 60% e una flessione del 70% dei turisti stranieri
(Adnkronos) - Da quanto emerge dal Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, nel corso del 2012 i connazionali che hanno chiesto pacchi alimentari ai centri sono stati il 37%. Mentre sono aumentati dell'11,5% i disoccupati da oltre 1 anno
(Adnkronos) - Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4% coloro che domandano pacchi viveri e piccoli aiuti materiali. Nel corso del 2012 gli italiani che hanno chiesto cibo ai centri sono stati il 37%, percentuale pressoché pari a quella registrata tra gli stranieri. Aumenta chi non riesce a trovare più lavoro. Continua a crescere, soprattutto tra gli italiani, il numero di chi non ha un reddito sufficiente per soddisfare i bisogni primari.
E' quanto emerge dal 12° Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, basato sui dati raccolti dagli operatori dei centri di ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana nel corso di tutto il 2012.
La crisi non solo sta privando di opportunità una fascia crescente della popolazione, ma sta ormai rubando anche la speranza di potere ritrovare un lavoro a chi lo ha perso. Spia di questo fenomeno, secondo il rapporto, è anche il calo della popolazione straniera, che comincia ad avvertirsi soprattutto tra alcune nazionalità. Calo, che benché appaia più determinato dalla rinuncia a ricongiungere nel nuovo paese il nucleo familiare piuttosto che dalla decisione di andarsene altrove o rimpatriare, dimostra quanto la crisi stia modificando il progetto migratorio di chi era venuto tra noi in cerca di un futuro migliore.
Il dato più drammatico che emerge dai primi dati analizzati riguarda l'aumento dell'11,5% dei disoccupati da oltre 1 anno. In questo scenario ad entrare in crisi è anche la speranza di poter ritrovare un nuovo posto di lavoro. Prevalgono frustrazione e rassegnazione. Questi sentimenti spiegano perché, ad esempio, continuino a crescere le richieste ai centri di ascolto di aiuti immediati. Proprio tra gli italiani il bisogno di reddito supera quello di occupazione ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011. Questo è particolarmente avvertito dalle donne italiane, tra le quali raggiunge il 62,4%, con un incremento di 4,5 punti percentuali sul 2011. In questo quadro si pone la questione degli immigrati. Gli stranieri (tra comunitari, extracomunitari irregolari e regolari) continuano a costituire oltre il 70% degli utenti dei centri di ascolto, anche se il dato fa registrare un calo di 2 punti percentuali rispetto al 2011.
La contrazione del dato relativo alla componente straniera è in gran parte riconducibile al sensibile calo nella presenza di persone provenienti dal Perù e dall'Ucraina, da sempre tra le prime 5 nazioni di provenienza degli assistiti della rete Caritas: le prime sono diminuite del 18% rispetto all'anno precedente, le seconde del 19,5%. Durante i colloqui con gli operatori Caritas molti stranieri provenienti da questi Paesi hanno apertamente manifestato il desiderio di ritornare in patria. Il Rapporto non rileva dati circa i rientri di fatto avvenuti tra coloro che si sono rivolti ai centri di ascolto, ma sicuramente questo desiderio sta limitando l'avvio di procedure per i ricongiungimenti familiari e per chiamate di parenti e amici. Si tratta di un fenomeno strettamente connesso alla crisi economica, che ha fortemente condizionato le possibilità di inserimento lavorativo degli stranieri, e li ha disillusi sulla possibilità di superare i loro problemi economici nel nostro Paese.
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Estate con i lettini vuoti. Crollano le presenze in spiaggia: -40% a giugno
(Adnkronos/Labitalia) - Lo denuncia il Sindacato italiano balneari che indica anche un forte calo delle prenotazioni stagionali, in alcuni litorali, superiori al 60% e una flessione del 70% dei turisti stranieri
Adnkronos/Labitalia) - Crollano le presenze in spiaggia in questo inizio di estate 2013. "È cominciata malissimo - denucia Riccardo Borgo, presidente del Sindacato italiano balneari, aderente alla Fipe-Confcommerciono - : meno 40% a maggio e giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".
"Le condizioni atmosferiche non favorevoli, la pioggia e soprattutto le temperature ben al di sotto della media stagionale hanno comportato lettini vuoti, ombrelloni chiusi, frigoriferi pieni di gelati e bibite, panini e insalate invenduti - continua Borgo - la ristorazione, in generale, poi, ha subito una diminuzione di oltre il 50% complice anche la crisi economica". "Oggi il turista preferisce non rischiare: se c'è il sole e fa caldo - spiega la nota del Sib - sceglie la spiaggia, se è coperto rimane a casa. Sempre più spesso, poi, si consultano le previsioni meteo in tv o con lo smartphone - quasi nessuno telefona più allo stabilimento per chiedere informazioni, come si faceva sino a poco tempo fa - e se il meteorologo di turno sbaglia a rimetterci sono ancora gli imprenditori balneari, le spiagge rimangono desolatamente vuote anche se non si vede una nuvola in cielo!".
Secondo il Sib "quest'anno i prezzi dei servizi di spiaggia, così come confermato anche dalle principali associazioni dei consumatori, non sono aumentati, anzi, talvolta sono addirittura diminuiti, grazie ad alcune iniziative e 'pacchetti' studiati appositamente: si va dall'ombrellone condiviso al lettino low-cost, dal 3X2 al 'pomeriggio convenienza' fino all'aperitivo al tramonto, i balneari non hanno lesinato in fantasia pur di attrarre i clienti nelle loro spiagge". "Rispetto agli anni precedenti, poi, dobbiamo registrare -continua la nota dell'associazione - un forte calo delle prenotazioni stagionali, in alcuni litorali superiori al 60%: le famiglie non vogliono o non possono più programmare le vacanze con molto anticipo e per un lungo periodo, si salvano solo le localita' vicine ai grandi centri urbani e quelle costituite prevalentemente da seconde case". "I mesi di maggio e giugno sono stati un vero disastro per la nostra categoria -spiega Borgo- ma siamo abituati a non fare del vittimismo: i bilanci si fanno alla fine della stagione. Da inguaribile ottimista spero che a breve arrivi il bel tempo, il caldo (l'estate prima o poi dovrà arrivare!) e magari nel mese di settembre potremo recuperare quanto abbiamo perso in queste settimane, la gente ha comunque voglia di mare e non è da escludere che, proprio per le difficoltà economiche, scelga le località più vicine".
"Anche i turisti stranieri, purtroppo, non ci stanno dando una mano, per quanto riguarda il solo mese di giugno, abbiamo registrato fino ad un meno 70% in alcuni noti litorali di vacanze. Ma le preoccupazioni per gli imprenditori balneari, sfortunatamente, non finiscono qui: il futuro delle nostre imprese, così strettamente legato alle concessioni demaniali, continua ad essere del tutto incerto, così come lo è quello di qualche centinaio di stabilimenti balneari soggetti a canoni assolutamente spropositati. Abbiamo più volte sollecitato il Governo -conclude Borgo- ad istituire i tavoli per affrontare i problemi, restiamo in attesa di essere convocati. Una cosa è certa: siamo fermamente determinati a difendere il futuro delle nostre famiglie e quello del turismo balneare italiano".
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Ior: indagine Procura Roma, arrestato mons. Scarano e altre due persone
(ASCA)- Mons. Nunzio Scarano, responsabile del servizio di contabilita' analitica dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), e altre due persone (un ex carabiniere e un broker), sono stati arrestati questa mattina dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, nell'ambito di un'indagine della Prcoura di Roma sullo Ior. Le accuse ipotizzare sono corruzione e truffa. res/red
Il prelato aveva un commercialista di fiducia a Salerno, che gestiva le pratiche relative alle false donazioni.
Petronilla Carillo
Monsignor Nunzio Scarano aveva una commercialista di fiducia, a Salerno, che gestiva le pratiche relative alle false donazioni. Vi erano dei prestampati che i donatori dovevano firmare per giustificare i versamenti. Ma, secondo quanto sarebbe emerso da alcuni interrogatori degli indagati (57 compreso il presule), non tutti sarebbero andati presso lo studio della professionista, nel centro di Salerno, per mettere il proprio visto sul prestampato. Molti si sarebbero soltanto limitati a firmare assegni intestati direttamente a monsignor Scarano oppure a un preciso istituto di credito. Sempre lo stesso.
Alcune di quelle firme sui prestampati sarebbero false: nel corso degli interrogatori sarebbe emerso che alcuni di questi donatori neanche erano a conoscenza dell’esistenza dei stampati. Dettagli, questi, che sono ora al vaglio degli inquirenti. Le indagini sarebbero dunque solo agli inizi, coordinate in prima persona dal procuratore capo Franco Roberti e dal suo sostituto Elena Guarino. Del resto la denuncia di furto presentata dal monsignore ai carabinieri, e dalla quale sarebbe nata l’inchiesta, risalirebbe ai primi mesi di quest’anno.
E proprio in tutta la vicenda Scarano ci sarebbero dei passaggi non proprio chiari sui quali la procura intende far luce delegando il lavoro investigativo agli uomini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, agli ordini del tenente colonnello Antonio Mancazzo. In particolare ci sarebbero quelle movimentazioni di denaro avvenute tutte nel 2009. Movimentazioni per oltre mezzo milione di euro (596 mila euro, per l’esattezza) fatte quasi in contemporanea da 56 persone amiche e parenti del presule, ex impiegato dell’amministrazione del patrimonio del Vaticano e prima ancora di diventare sacerdote, funzionario della Banca d’Italia. E ci sarebbe quel conto corrente sul quale il denaro veniva versato che deve essere controllato. E anche altri conti correnti accesi fuori Salerno, a Città del Vaticano, sui quali sarebbero transitati diversi milioni di euro.
Ora tutte le 56 le posizioni degli indagati dovranno essere attentamente esaminate, così come i loro conti correnti. Il sospetto è che questa persone abbiamo firmato assegni, da diecimila euro ciascuno, a favore di Scarano per «ripulire» soldi. Quelli che poi il monsignore gli avrebbe restituito in contanti. La procura vuole ora capire da dove siano arrivati quei soldi.
Indagine blindata ma qualche indiscrezione circola negli ambienti forensi cittadini: si tratterebbe di imprenditori, politici e professionisti salernitani appartenenti, dicono i beninformati, al jet set cittadino. Nomi, insomma, di persone in vista che, stando a quanto avrebbero dichiarato ai loro legali prima e agli inquirenti nel corso degli interrogatori poi, non potevano dire «no» al monsignore. Scarano avrebbe invece dichiarato di essere stato «consigliato malissimo» dalla sua commercialista e di avere fatto «errori in buona fede», da non esperto di diritto finanziario. Avrebbe anche raccontato la storia della società di costruzioni del cugino Domenico Scarano e Giovanni Fiorillo, del suo ingresso in società, dell’ipoteca di poco meno di 600 mila euro contratta sulla sua casa nel centro storico e che quei soldi sarebbero serviti per estinguere l’ipoteca di garanzia.
Alcune di quelle firme sui prestampati sarebbero false: nel corso degli interrogatori sarebbe emerso che alcuni di questi donatori neanche erano a conoscenza dell’esistenza dei stampati. Dettagli, questi, che sono ora al vaglio degli inquirenti. Le indagini sarebbero dunque solo agli inizi, coordinate in prima persona dal procuratore capo Franco Roberti e dal suo sostituto Elena Guarino. Del resto la denuncia di furto presentata dal monsignore ai carabinieri, e dalla quale sarebbe nata l’inchiesta, risalirebbe ai primi mesi di quest’anno.
E proprio in tutta la vicenda Scarano ci sarebbero dei passaggi non proprio chiari sui quali la procura intende far luce delegando il lavoro investigativo agli uomini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, agli ordini del tenente colonnello Antonio Mancazzo. In particolare ci sarebbero quelle movimentazioni di denaro avvenute tutte nel 2009. Movimentazioni per oltre mezzo milione di euro (596 mila euro, per l’esattezza) fatte quasi in contemporanea da 56 persone amiche e parenti del presule, ex impiegato dell’amministrazione del patrimonio del Vaticano e prima ancora di diventare sacerdote, funzionario della Banca d’Italia. E ci sarebbe quel conto corrente sul quale il denaro veniva versato che deve essere controllato. E anche altri conti correnti accesi fuori Salerno, a Città del Vaticano, sui quali sarebbero transitati diversi milioni di euro.
Ora tutte le 56 le posizioni degli indagati dovranno essere attentamente esaminate, così come i loro conti correnti. Il sospetto è che questa persone abbiamo firmato assegni, da diecimila euro ciascuno, a favore di Scarano per «ripulire» soldi. Quelli che poi il monsignore gli avrebbe restituito in contanti. La procura vuole ora capire da dove siano arrivati quei soldi.
Indagine blindata ma qualche indiscrezione circola negli ambienti forensi cittadini: si tratterebbe di imprenditori, politici e professionisti salernitani appartenenti, dicono i beninformati, al jet set cittadino. Nomi, insomma, di persone in vista che, stando a quanto avrebbero dichiarato ai loro legali prima e agli inquirenti nel corso degli interrogatori poi, non potevano dire «no» al monsignore. Scarano avrebbe invece dichiarato di essere stato «consigliato malissimo» dalla sua commercialista e di avere fatto «errori in buona fede», da non esperto di diritto finanziario. Avrebbe anche raccontato la storia della società di costruzioni del cugino Domenico Scarano e Giovanni Fiorillo, del suo ingresso in società, dell’ipoteca di poco meno di 600 mila euro contratta sulla sua casa nel centro storico e che quei soldi sarebbero serviti per estinguere l’ipoteca di garanzia.
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