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Mirella, l'amica di mia madre

Written By Unknown on Saturday, July 27, 2013 | 1:36 PM

Mirella, l’amica di mia madre, è una bellissima signora di 28 anni, alta 1,70, capelli neri lunghi, occhi neri, un bel viso ovale, bocca regolare e carnosa, ben truccata, ma senza esagerazione, colorito chiaro, un bel seno alto e sodo, belle cosce ed un bellissimo culo. Ha qualche anno meno di mia madre. Si chiama Mirella. Sono molto amiche, escono a passeggio o per compere sempre insieme. Lei viene spesso a casa mia ed altrettanto fa mia madre a casa sua.
Io la guardavo e mi squagliavo. Lei ha una grazia particolare, sempre elegante, ha un sorriso che incanta. Prima, quando veniva da noi, usava mettermi una mano tra i capelli e scompaginarli. Una cosa che mi faceva incazzare a morire: ho quasi 18 anni e non sono più un bambino.
La guardavo sempre con occhi di desiderio e la cosa certamente non le era sfuggita, Avrò fatto più di 2000 seghe in suo onore. Me la sono immaginata in tutte le posizioni.
Nelle mie fantasticherie erotiche avevo giurato che alla prima occasione avrei tentato il colpo grosso.
L’occasione si presentò inaspettatamente un bel giorno mentre ero intento a studiare filosofia (frequento il II liceo classico) con alquanta svogliatezza.
Sentii suonare il campanello e andai ad aprire. Era la signora Mirella, elegante come al solito, con un vestito di seta bordò a disegni, scollatura a V che lasciava intravedere l’attaccatura del seno, ed un bolerino più scuro sulle spalle, tacchi a spillo e calze velate grigio fumo.
- Ciao amore, c’è tua madre – mi disse e subito a stropicciarmi i capelli. Mi ritrassi un po’
infastidito e le risposi:
- No, è uscita un momento, ma torna subito. Se vuole aspettarla si accomodi pure .-
Non era vero che sarebbe tornata subito, ma volevo trattenerla un po’ tanto per guardala.
- Si che l’aspetto fammi entrare –
Entrò e la feci accomodare in salotto. Lei si sistemò su di una poltroncina ed accese una sigaretta. Accavallò le gambe e lasciando vedere una bella coscia dove il bianco della carne faceva contrasto con il nero della calza. Così presi nota che portava calze tenute su con il reggicalze, come usano le vere donne sexy.
- Signora posso farle un the – dico (sono le 5 del pomeriggio) - od un caffè.
- No grazie. Piuttosto accompagnami al bagno, mi scappa la pipì. –
Ero abituato a questo suo parlare esplicito e m’incazzai perché mi trattava sempre da bambino.
L’accompagnai in bagno e l’aspettai. Già mi veniva voglia di spararmi una sega.
Quando uscì la riaccompagnai in salotto. Lei mi precedeva, sapeva bene dov’è il salotto. Io la seguivo a mezzo metro di distanza. Mentre mi camminava davanti guardavo
il suo culo, ampio, rotondo, flessuoso, ben modellato dall’abitino leggero. Già ero su di giri. Pensavo nella mia mente: “ora o mai più”. Un attimo, allungai una mano e l’appoggiai sul quel bel mappamondo, succedesse quel che doveva succedere, e dopo qualche secondo, il tempo di sentire la sua rotondità sotto il vestito leggero, la ritrassi.
- Cielo! – Esclamò lei con voce divertita ed allegra – Se non m’inganno m’hai toccato il culo.
- “No che non t’inganni, troia imperiale” dico nella mia mente. Ormai il dato era tratto, avevo buttato la faccia. Tanto valeva che raccattassi qualche altra briciola.
Mi addossai a lei facendole sentire sul culo il mio cazzo ben rizzato ed afferrai le tette da dietro. Le sentii incredibilmente dure con due capezzoli enormi sotto le mie mani che li stringevano avidamente.
- Ma sei impazzito Pierino - (altra incazzatura, mi chiamo Piero, non Pierino) - lo dirò a tua madre. –
- Visto che lo dirai a mia madre, raccontale anche il seguito, amore mio – Le dico e così dicendo la giro verso di me e la bacio sulla bocca. Lei al momento non si ritrae, ed accetta il mio bacio ricambiandolo debolmente. Poi cerca di allontanarmi respingendomi con le mani.
- Smettila scostumato. Lo dirò a tua madre.
Ma ormai avevo buttato la faccia e mi avventai su di lei, infilai una mano nella scollatura del vestito e le afferrai una tetta che sentivo bella e soda al contatto.
- Ma sei impazzito Pierino? Cosa ti prende? Non mi stropicciare il vestito che è di sartoria, costa più di mille euro. –
- Allora toglitelo – Feci io – altrimenti te lo riduco in brandelli. –
- Se proprio pazzo. Lo dirò a tua madre -
- Dillo a chi vuoi, ma ora togliti il vestito se no te lo strappo – e così dicendo afferrai il vestito all’altezza dell’orlo inferiore e lo sollevai. Mi apparirono le sue cosce ben tornite, bianco latte, che facevano un bellissimo contrasto con le calze quasi nere. Ma Mirella prontamente abbassò il vestito con entrambe le mai.
- Mirella – dissi io – o te lo togli o te lo strappo. Decidi tu. – E feci l’atto di aggredirla.
- Fermo, pazzo criminale. Lo tolgo da me. Però promettimi che farai il buono: “dice mamma Rocca: si guarda ma non si tocca” –
Delicatamente, con ogni riguardo, si tolse il bolerino, poi lasciò cadere il vestito in terra ai suoi piedi. Non portava sottoveste e mi apparve in mutandine e reggiseno in coordinato di pizzo nero, le calze alte sulle cosce, tenute su da un reggicalze anch’esso di color nero
- Perché porti l’intimo nero, Non mi piace (ed è vero) Non è un colore che si addice all’intimo, confonde le idee. –
- Non è a te che deve piacere, il mio caro Pierino –
- Però ora sei qua e le tue mutande devono piacere a me: toglietele – dissi con fare imperioso.
- Sei sempre più pazzo. Ora basta scherzare. –
- Non scherzo affatto – dissi e mi precipitai su di lei. Prima che avesse il tempo di reagire, in
un lampo le abbassai fino a terra le mutandine. Mi apparve per un attimo la sua foresta nera.
Ma lei repentinamente si piegò in avanti, portando entrambe le mani a coprirsi la fica.
- Pazzo scatenato: Smettila! - Mi ordinò.
Ma che smettere. Avevo appena cominciato.- Approfittando della situazione mi avvicinai a lei, la riportai in posizione eretta e, afferrato con entrambe le mani il reggiseno, glielo strappai di dosso con un sol colpo.
O gran maestà divina: mi apparirono due tette splendide, mai viste. Alte, tese in avanti ad angolo retto, divergenti, una tetta che punta verso destra l’altra a sinistra, non grandi ma neppure piccole, con due aureole, piuttosto grandi, di un rosa scuro, che salgono su insieme al capezzolo bello grosso e tondeggiante: una cosa mai vista. Mi avventai su di esse, le baciai e le ciucciai tirandole su con avidità:
- Mirella che meraviglia che sei! – dissi estasiato.
Ero ormai completamente pazzo. Le afferrai la fica , le infilai due dita massaggiando quella fessura umida e calda, e, abbracciandola con forza, la spinsi nella vicina camera da letto.
La sbattei supina sul letto, mi strappai i vestiti di dosso, e mi precipitai su di lei. Lei parve inebetita da tanta furia e non reagiva più.
Per prima cosa le allargai le cosce senza togliere il reggicalze e le calze: così era ancora più eccitante.
Le guardai in estasi: i peli neri e folti le coprono quasi per interro il pube, le incorniciano la fica e scendono in giù fin verso il culo. La sua fessura è lunga ma stretta. Non s’intravede il rosso dell’interno. Allargai un po’ più le cosce ed ecco apparire il rosso. Così sembrava proprio una fica, spaccata nella sua maturazione, di quelle nere catalane, come si dice da noi. Infilai due dita, appena in superficie, e cominciai a massaggiare rapidamente quel ficone, quel fico fiorone.
La troia cominciava a gemere. Smisi dopo un poco ed infilai la testa tra le sue cosce ad annusare il suo odore, la bocca sulla fica a masturbarla con le labbra e con la lingua: la troia gemeva sempre più forte. Io aspiravo a piene narici quel forte odore di femmina e assaporavo i suoi umori che gia fluivano copiosi. Che fica meravigliosa che hai Mirella, amica di mia madre.
Dopo averla fatta venire e dopo aver bevuto alla fonte del piacere, smisi e mi disposi in ginocchio sul letto. L’afferrai alla vita e, facendo perno sulle sue spalle poggiate sul letto, la sollevai a testa in giù e con le gambe in aria.. La troia si dibatteva ed agitava le cosce aperte quasi a 90 gradi. Il suo culo è meraviglioso e quella gran fica, tutta nera di peli. Mi avventai ancora su quella delizia e la sbavai con bramosia: la volevo mangiare.
La lasciai ricadere supina sul letto ed ancora misi la mia bocca nella sua fica che aprii con entrambe le mani per sbavarla all’interno. Nello stesso tempo mi disposi in modo che il mio cazzo, teso allo spasimo, andasse a finire sulla sue labbra. Non volle essere pregata e se lo mise subito in bocca fino alla gola: iniziai il più esaltante 69 di tutti i tempi.
Stavo per avere un orgasmo, lei ne aveva già avuto uno. Ma non volevo che tutto finisse così. Le tolsi il cazzo di bocca, mi rigirai baciandola in un intreccio di lingue.
- Mirella vedi che ti piace. Perché facevi la schizzinosa?
La troia non parlava, gemeva, mugolava e stava con gli occhi chiusi.
Cominciai a ciucciare i grossi capezzoli che fanno tutt’uno con le carnose aureole: ha un seno fantastico, sodo ma anche soffice quanto basta. Nel contempo il mio cazzo navigava tra le sue cosce e trovò da solo la strada. Spinsi e penetrai la sua fica avvertendo una meravigliosa sensazione di umido calore.
Cominciai a chiavarla con foga.
- Mirella che sei bona . Ti voglio, troia, ti voglio chiavare. Che bella fica che hai. Che fica, che fica. Sei una gran troia, bella mia, fotti, fotti.
La mia felicità era al settimo cielo. Il mio piacere era immenso. La troia era bellissima e mugolava di piacere. Stavo chiavando la bella signora Mirella, amica di mamma.
Se ne venne la Troia e gridò:
- Piero- ( non sono più Pierino) chiavami, chiavami. Chiava la tua troia, sono tutta per te.
- Si che ti chiavo troiona, prendi il mio cazzo che ti piace. –
Così dicendo le diedi una serie di colpi molto forti che squassavano tutto il suo corpo, come se l’avessi voluto sfondare. La troia se ne venne ancora gridando tutto il suo piacere. Anch’io non ce la faccevo più e la sborrai dentro, inondandola con un fiume liquido e caldo. Dopo un poco ricominciai continuando a chiavarla mentre la tenevo stretta a me, finché ebbi un altro orgasmo e lei con me.
- Com’è stato bello, Piero – m i disse – Non credevo che il tuo cazzo fosse così tosto. Bravo Piero, sei grande –
- Amore mio non è finita qui. Hai una fica meravigliosa, veramente superba, due tette stupende, uniche al mondo, ma anche il tuo culo è eccezionale, fammelo ammirare. Girati amore.
- Te lo faccio ammirare ma non ti fare venire cattivi pensieri. –
- Stai tranquilla troia, oltretutto sono sfinito.
Si girò pigramente a pancia in giù e mi porse il suo culo, bello, tondo, grande, liscio, sodo e morbido allo stesso tempo. Anche il suo buco sembrava speciale. Madre natura c’è a chi non da niente ed a chi da tutto: a questa troia ha dato tutto.
Mi misi a cavalcioni su di lei imprigionandole le cosce e cominciai a massaggiare delicatamente quella grazia di dio. Lo baciavo e lo sbavavo con la bocca. Avvertivo il tepore che emanava, vi appoggiavo le guance per sentire la sua morbidezza. La troia lasciava fare senza parlare. Ma potevo lasciar perdere quella grazia di dio? Ratto come un fulmine allungai la mano sul comodino, presi una crema per la pelle di mia madre, e cominciai a spalmarla vicino al buco del suo culo e dentro, tenendo allargate le sue chiappe per stenderlo meglio.
- Che cazzo fai, stronzo? Hai promesso! Gridò la troia.
- Ho promesso sta minchia – risposi – Promessa di marinaio.
Detto fatto, puntai la testa del mio cazzo nel buco del suo culo di troia e, spingendo con forza, la penetrai fino a che le palle dissero basta.
La troia frignava:
- No, no, nel culo no, ti prego! Ahi, mi fai male, smettila!
- Nel culo si, troiazza, Prendilo nel culo che ti piace. –
Cominciai a fotterla sbattendo le palle sul suo gran culo mentre con una mano stringevo una tetta e con l’altra le masturbavo la fica.
La troia cominciò a godere mugolando e ansimando affannata, mentre i miei colpi di cazzo si facevano sempre più forti.
Che sensazione di piacere inculare Mirella, la signora amica di mamma.
- Chiava troia meravigliosa, chiava puttana bella, chiava. –
E la puttana se lo riceveva nel culo agitandosi lentamente sotto di me aumentando così il mio piacere.
Non so la troia quanti orgasmi ebbe, io la sborrai due volte ed ogni volta la mordevo sul collo.
Non volevo smettere, era troppo bello. Ma si faceva tardi e bisognò fermarsi
.Le tolsi il cazzo dal culo e lei si rivoltò supina sul letto.
Nuda, con la fica aperta che somigliava ad un frutto maturo dal quale usciva una striscia di sborro e tutti i peli impiastricciati di quella sostanza bianca e lattiginosa, era incantevole.
A vederla in quella posa lasciva, a cosce aperte, il viso stralunato della donna chiavata da poco, le tette che puntavano in altro divaricate, mi veniva voglia di ricominciare.
E ricominciai a chiavarla accucciato su di lei mentre lei gemeva:
- Chiavami, chiavami ancora, ancora.-
Non si saziava mai e non mi saziavo di lei neppure io.

 
 
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