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I fatti del giorno

Written By Unknown on Tuesday, July 23, 2013 | 8:35 PM

dati INPS allarmanti. Anziani ridotti alla fame, difficile arrivare a fine mese

 
“Vivere con 500 euro al mese significa trovarsi in condizioni di deprivazione assoluta e dover rinunciare anche al soddisfacimento dei bisogni essenziali, come mangiare e curarsi. È inaccettabile nell’Italia di oggi essere ridotti alla fame, eppure è quanto accade a milioni di pensionati italiani. Di questi, infatti, tre su quattro percepiscono una pensione inferiore ai 1.000 euro e circa un terzo vive con una cifra che va dai 500 ai 1.000 euro mensili”.
Lo denuncia il Presidente di FederAnziani Roberto Messina commentando i dati diffusi oggi dall’INPS, che testimoniano una situazione drammatica per i pensionati del nostro Paese.
“Ancora una volta reclamiamo, pretendiamo un intervento forte della politica, sempre più silente quando si tratta di aiutare gli ultimi, quelli che non hanno voce, dei quali ci si ricorda solo al momento di andare a votare, con vane promesse destinate ad essere puntualmente disattese non appena la contesa elettorale cessa”.
FederAnziani continua a gridarlo: gli anziani non ce la fanno più ad andare avanti così: sono costretti a vivere di privazioni tagliando sui beni di prima necessità e al tempo stesso a farsi carico delle mancanze del nostro welfare, come genitori, come nonni, come badanti di un coniuge non autosufficiente dimenticato dalle istituzioni che dovrebbero prendersene cura. FederAnziani stima che per il 30% di coloro che percepiscono una pensione di 500 euro al mese mangiare carne è quasi una chimera, e che nei dieci giorni antecedenti alla mensilità della pensione molte di queste persone sono costrette a nutrirsi di solo latte, eliminando anche l’acquisto di alcuni farmaci, non potendoseli permettere in quanto oramai in fascia C. Questo spirito di sacrificio ha rappresentato troppo a lungo l’alibi nelle mani della politica per continuare ad aspettarsi che i più anziani sostengano economicamente i propri figli disoccupati, esodati, in cassa integrazione,  e che svolgano un lavoro da baby sitter a tempo pieno vista l’inadeguatezza del nostro sistema di asili e di sostegno alle famiglie con figli. Per non parlare della necessità di rinunciare a visite mediche specialistiche e a semplici analisi. Come ribadiamo oramai costantemente – conclude Messina – sono gli anziani i pilastri della sanità, che attraverso ticket spropositati, e superiori al costo delle prestazioni a pagamento, ne sostengono i costi. Ai politici diciamo: fermatevi ad ascoltare i bisogni di chi ha costruito questo Paese, con impegno e sacrifici, vedendosi oggi contraccambiato dall’indifferenza e dall’abbandono”.
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Riciclaggio perfetto per 1500 paperoni. Garantiva per tutti il “sistema Roma”

Concluse le indagini preliminari sull'organizzazione che avrebbe esportato oltre un miliardo di euro tra paradisi fiscali e e San Marino. Gestiva il denaro di Zucchero, Campedelli, Gazzoni Frascara e dei calciatori Ambrosini, Marronaro, Abbiati e del procuratore di calcio Davide Lippi. Lungo l'elenco degli industriali: Levoni, Berloni, Guzzini e dei dirigenti del Monte dei Paschi di Siena. Tra le “vittime” anche il papà di Valentino Rossi. I soldi finivano all'estero su conti off shore e poi rientravano via San Marino. In sette rischiano il processo. TUTTI I NOMI

 

Tecnicamente poteva essere definito il “riciclaggio perfetto”. Un'organizzazione con base a Roma procurava clienti facoltosi con il problema di far uscire i capitali all'estero per sfuggire alle tasse e, una volta ricevuto il denaro, lo spediva nei paradisi fiscali. Da qui il contante prendeva la via dei conti correnti nei paesi off shore per rientrare nella disponibilità dei clienti con accrediti bancari a San Marino. Ovviamente previa decurtazione del cosiddetto “agio”. In totale il “Sistema Roma” avrebbe riciclato capitali per oltre un miliardo di euro.

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  Anche Belen Rodriguez tra i clienti del “sistema Roma”,
che ai fini giudiziari sono considerati “parte lesa” 

E gli italiani che si erano rivolti alla gang dei riciclatori, attirati dalla possibilità di investimenti fruttuosi grazie alla “lavatrice romana” erano personaggi di tutto rispetto. Si va dal cantante Zucchero, all'ex calciatore Lorenzo Marronaro sino a Graziani Rossi, padre del pilota Valentino Rossi insieme ai presidenti di squadre di calcio Campedelli (Cesena) e Gazzoni Frascara (Bologna), nonché l'immobiliarista Federico Consolandi, nome legato alle indagini sull'omessa dichiarazione di vendita di appartamenti di pregio al centro di Milano ceduti alla show girl Belen Rodriguez, ai calciatori Ambrosini e Abbiati e al procuratore Davide Lippi.
   
 
 Nell'elenco dei paperoni che nel dispositivo di chiusura delle indagini preliminari della Procura di Roma vengono citati, c'è spazio per industriali e numero 1 della Finanza. Ricorrono i nomi di del titolare dell'industria alimentate Levoni, poi i Berloni, degli accessori da cucina, Guzzini ma anche mr. Uliveto&Rochetta, sino a una vecchia conoscenza delle Procure: il commercialista Marco Iannilli, già pluricitato nell'inchiesta Enav-Finmecanica. Con Alessandro Toccafondi, Antonio Pantalena e Fabio Michele Pontone, dirigenti del Monte dei Paschi di Siena, l'elenco dei super danarosi supera i 1500.
A rischiare il processo sono sette persone tra cui il conte Enrico Maria Pasquini, dominus del gruppo Simi finito sotto inchiesta nel 2007, suo cognato e braccio destro Andrea Pavoncelli, responsabile della Uib Ldt, il direttore generale della Smi Sa, Eugenio Buonfrate e i sanmarinesi Roberto Borbiconi, vice direttore generale della Smi, Jean Paul Giannini, dirigente della Smi e Davide Sonetti, direttore generale della Anphora Fiduciaria.
Agli indagati il procuratore aggiunto Nello Rossi contesta, a seconda delle posizioni processuali, associazione per delinquere, riciclaggio, esercizio abusivo di investimenti finanziari e esercizio abusivo di attività bancaria. Gli importi riciclati - si è appreso successivamente - sarebbero plurimiliardari, dell'ordine di circa un miliardo l'anno, a partire dal 2000.
Tutti i clienti del “sistema Roma”, ai fini giudiziari sono considerati “parte lesa”.

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Boxe, è morto Emile Griffith



 



E' morto a Long Island all'eta' di 75 anni Emile Griffith, storico avversario di Nino Benvenuti del quale, a fine carriera, divenne grande amico: ne ha dato notizia la International Boxing Hall of Fame, che lo annoverava tra i piu' grandi interpreti di sempre della 'noble art'. Soffriva da tempo di demenza pugilistica, e necessitava di cure costanti. Statunitense, ma originario delle Isole Vergini, oltre a un alloro da superwelter che non e' peraltro riconosciuto unanimemente, fu campione del mondo sia tra i pesi welter sia tra i medi: perse quest'ultimo titolo per mano di Benvenuti in un epico match combattuto a New York nell'aprile 1967. Se lo riprese nel novembre successivo, per poi riperderlo in via definitiva nel marzo 1968.
La rivalita' sul ring paradossalmente si trasformo' in seguito in uno stretto rapporto d'intimita' tra i due atleti: Griffith fu padrino di cresima di uno dei figli dell'antico antagonista, che gli rimase vicino anche quando negli anni '90 fece coming-out, rivelando di non essere eterosessuale, pur essendo sposato e avendo adottato un figlio. Negli ultimi anni, ridotto in ristrettezze economiche, trovo' ancora una volta il sostegno dell'amico italiano. Nel complesso Griffith ha combattuto 112 incontri, vincendone 85, di cui 23 per Ko. Solo 24 le sconfitte, due i pareggi piu' un no-contest. Si ritiro' nel 1977. Drammatico il ricordo dell'incontro nel marzo 1962 contro Benny Paret per il mondiale dei leggeri: Griffith lo ridusse in stato d'incoscienza, e Parret mori' dopo nove giorni di agonia. A parere di molti esperti, il trauma che subi' per quella tragedia pose fine al periodo migliore della sua carriera.


E' morto all'eta' di 75 anni Emile Griffith, campione dei pesi welter e dei pesi medi negli anni sessanta e storico avversario del pugile italiano Nino Benvenuti. Statunitense delle isole Vergini, Griffith e' deceduto presso una clinica di Hempstead, a Long Island. Soffriva da tempo di Alzheimer, probabilmente come conseguenza della sua attivita' sportiva e necessitava di cure continue. In quasi vent'anni, dal 1958 al 1977, ha disputato complessivamente 24 incontri validi per i titoli mondiali delle tre categorie di cui e' stato campione. La sua carriera fu pesantemente condizionata dalla morte di un suo avversario, Benny Paret, nel 1962. Griffith lo ridusse in stato di incoscienza e mori' dopo nove giorni. Fu accusato di aver volontariamente infierito su Paret anche a causa di presunte dichiarazioni offensive sulla sua omosessualita'. Il titolo dei medi gli fu poi tolto da Benvenuti dopo una serie di ben tre incontri, disputati fra il 1967 ed il 1968. Introdotto nella International Boxing Hall of Fame negli anni novanta, nel 2005 era tornato sotto i riflettori della cronaca per aver confessato di essere bisessuale.

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Brasile in lutto: è morto Djalma Santos

Vinse due Mondiali con la Nazionale verdeoro. Allenò a Bassano del Grappa negli anni Ottanta


Djalma Pereira Dias dos Santos, meglio noto come Djalma Santos, è morto all’eta’ di 84 anni in Brasile.L’ex nazionale verdeoro era considerato il più forte terzino della storia del calcio.Djalma Santos ha vinto due dei cinque mondiali conquistati dal Brasile: nel 1958 in Svezia e nel 1962 in Cile.Djalma Santos ha vestito in carriera le seguenti maglie: Portoguesa (453 presenze e 29 gol), Palmeiras (491 presenze e 10 gol), Atletico PR (0 presenze) e Brasile (98 presenze e 3 gol).Oltre ai due mondiali, ha vinto 3 campionati paulisti, 2 Taca-Brasil, 2 tornei di Rio-San Paolo e 1 campionato Panamericano.

 

Il mondo del calcio brasiliano è in lutto per la scomparsa all'età di 84 anni di Djalma Santos, ex terzino verdeoro, capace di vincere per due  volte consecutive la Coppa del Mondo con la Seleçao nel 1958 e nel 1962. Si è spento a Uberaba, sua città natale, a causa di un arresto cardiaco dovuto alle complicazioni di una polmonite acuta. Dopo il ricovero in ospedale dello scorso 30 giugno, Djalma Santos ha lottato fino all'ultimo prima di arrendersi in nottata. Da giocatore ha militato in squadre del calibro di Portuguesa, Palmeiras e nell'Atletico Paranaense siglando 39 gol in più di 20 anni di carriera. Conquistò in tre occasioni il campionato Paluista, 2 volte il torneo Rio-San Paolo e il Taça Brasile e in un occasione il campionato brasiliano. Una volta appese le scarpette al chiodo, Djalma Santos si cimentò nella carriera da allenatore passando anche in Italia dove allenò negli anni Ottanta le giovanili del Bassano del Grappa. Nel 2004 fu inserito, assieme a Pelè, nella speciale classifica dei 100 migliori giocatori di tutti i tempi redatta dalla Fifa
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Brasile, ragazza uccisa da squalo a Recife. Famiglia fa causa a Stato
 
 

Bruna da Silva Gobbi, brasiliana di 18 anni, è stata uccisa domenica notte da uno squalo a Recife, nella regione del Pernambuco, e adesso la sua famiglia ha deciso di fare causa allo Stato.
Bruna è morta dopo essere stata attaccata da un pescecane mentre nuotava al largo della spiaggia di Boa Viagem. Trasportata in ospedale, la giovane, che si trovava in ferie con i parenti, venuti da San Paolo, ha sofferto l’amputazione di una gamba, ma non ha resistito lo stesso alle gravi ferite riportate.


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Gli anziani sono il futuro perchè danno saggezza alla vita

Papa francesco
 
 
Papa Francesco apre il viaggio pastorale in Brasile in vista della Giornata Mondiale della Gioventù portando nuovamente alla ribalta un tema a lui caro, la cultura dello scarto: le persone trattate come rifiuti. Come sempre, in primis, il pensiero va a coloro che sono meno utili ai bisogni di produttività della società contemporanea: i poveri, i malati ma soprattutto gli anziani.
“Anche gli anziani che stanno al lato estremo della vita, anche gli anziani sono il futuro, perchè loro sono quelli che danno saggezza alla vita” ha detto Papa Francesco, per poi aggiungere che “facciamo un’ingiustizia agli anziani quando li lasciamo da parte come se non avessero niente da dare, gli anziani hanno la saggezza della storia, della patria, della famiglia.”
Ma in questa occasione la riflessione del Papa prosegue evidenziando un differente tipo di scarto, quello dei giovani. Perché ad essere scartati ormai non sono più solo i malati, i deboli e gli anziani ma gli stessi giovani. “Corriamo il rischio per la crisi di avere una intera generazione che non ha avuto lavoro” ha detto il Pontefice, poi ricordando che “dal lavoro, dalla possibilità di guadagnarsi il pane, deriva la dignità della persona
Viene allo scoperto dunque una nuova emergenza, quella dei giovani che, abbandonati a loro stessi, senza poter vedere il frutto del proprio lavoro, vengono privati delle speranze e cosa ancora più grave vengono in un certo qual modo isolati rispetto al loro tessuto sociale. Questo comportamento porta allo strappare via il giovane dal suo proprio contesto sociale trasformandolo in una persona senza patria, senza cultura e senza famiglia.
Proprio nell’evitare tutto ciò é il valore aggiunto degli anziani. I giovani infatti sono il futuro ma anche gli anziani lo sono: i giovani vanno avanti ma senza quelle conoscenze che solo gli anziani possono loro tramandare andrebbero alla cieca, brancolerebbero nel buio.L’anziano permette dunque al giovane di rimanere agganciato alla sua storia, alla sua cultura e alla sua famiglia.

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Il premier durante un incontro con i dipendenti delle entrate

Letta: «Chi ha portato i soldi all'estero
sappia che il clima ora è cambiato »

Il premier:«Chi evade il fisco danneggia l'efficienza del Paese. Gli evasori fiscali come gli atleti dopati, nello sport»

 
« «Gli italiani che hanno portato soldi fuori dall'Italia devono sapere che non è più come cinque, dieci anni fa. Il clima internazionale è cambiato. Devono capire che conviene anche a loro riportare i soldi in Italia e pagare quanto devono. Non ci saranno più coperture. Chi evade il fisco danneggia l'efficienza del Paese». Lo ha detto il premier Enrico Letta, durante un incontro con i dipendenti dell'Agenzia delle Entrate e di Equitalia. Prima di entrare nella sede centrale a Roma, il premier, accompagnato dal ministro dell'Economia Saccomanni, è stato contestato da una rappresentanza di lavoratori. «È facile vincere usando il doping - ha poi spiegato il premier usando una metafora -, come ha fatto chi ha vinto, truccando il Giro d'Italia e il Tour de France».
Il premier all'incontro con i dipendenti delle EntrateIl premier all'incontro con i dipendenti delle Entrate
RECUPERO DI COMPETITIVITA' - Quella del premier è stata una riflessione su evesione, fisco e recupero della competitività dell'azienda Italia. «Il primo ad adempiere ai propri doveri deve essere lo Stato». Lo Stato è «il primo che deve rispettare le regole. Gli interlocutori con i quali avete a che fare - ha detto il premier - hanno una parte di ragione, se l'impegno non è simmetrico con quello dello Stato». «Faremo una lotta senza quartiere» all'evasione fiscale «sia in Svizzera, sia nei paradisi dell'Atlantico. Lo faremo con determinazione e forza». E se «le tasse in Italia sono troppo alte perchè non tutti le pagano. C'è la consapevolezza e la volontà del governo di fare in modo che tutto quello che verrà recuperato sarà utilizzato per ridurre la pressione fiscale e per ridare al paese più equilibrio».
«PAESE VI SIA RICONOSCENTE»- «È dall'efficienza del vostro lavoro che si applica la Costituzione» ha detto Letta. «Penso che il servizio pubblico sia importante ma non sia apprezzato ed invece la vostra dedizione merita riconoscenza da parte del Paese. La nostra Costituzione sull'equitá e la solidarietá è molto forte, tutti devono applicarla e tutto questo deve spingerci verso comportamenti coerenti», ha spiegato il presidente del Consiglio rivolgendosi ancora ai dipendenti: «Il vostro lavoro è nascosto e prezioso, ci vuole attenzione e riconoscimento per il vostro lavoro».
«USO EQUILIBRATO DELLE RISORSE PUBBLICHE» - «Faccio un appello ad un uso parsimonioso ed equilibrato delle risorse pubbliche, è un impegno che il governo prende. C'è troppa faciloneria nell'uso delle risorse pubbliche», ha detto il premier, evidenziando che si tratta di un utilizzo che «non può essere sbagliato, anche solo perchè qualche lobby vince alle due del mattino contro una resistenza ormai stanca».
BEFERA: DISTORTA CONCORRENZA - Con l'evasione fiscale «viene distorta la concorrenza a danno degli imprenditori capaci e onesti». Lo ha detto nel corso dell'incontro il direttore dell'Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia, Attilio Befera. «Va osservato che evasione e crescita sono antitetici - ha proseguito -. Dove c'è evasione non possono esserci risorse per lo sviluppo, e contrastarla contribuisce a consolidare la credibilità dell'Italia».
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Calcioscommesse, chiesti 4 anni e mezzo per Mauri e 6 punti di penalizzazione per la Lazio


Mauri e 6 punti di penalizzazione per la Lazio
Calcioscommesse, chiesti 4 anni e mezzo per Mauri e 6 punti di penalizzazione per la Lazio
Stefano Mauri

Pesanti le richieste del procuratore federale Palazzi. Chiesti 3 anni e mezzo per l'ex genoano Milanetto e 3 punti di penalizzazione per Genoa e Lecce

MARCO ERCOLE


Pesanti richieste del procuratore della Figc, Stefano Palazzi, durante il processo sportivo al Calcioscommesse in corso a Roma e relativo alle presunte combine di Lazio-Genoa (14 maggio 2011) e Lecce-Lazio (22 maggio 2011). Palazzi ha chiesto una squalifica di 4 anni e 6 mesi per il capitano biancoceleste Stefano Mauri, e 3 anni 6 mesi per l'ex genoano Omar Milanetto. Inoltre, sei punti di penalizzazione per la
Lazio (più 20mila euro di ammenda), 3 punti al Genoa e al Lecce.
Il processo si sta svolgendo all'Hotel Nh di Roma, davanti alla Commissione Disciplinare presieduta dall'avvocato Sergio Artico. Oltre a Mauri, sono altri sette i tesserati deferiti (Benassi, M. Cassano, Ferrario, Gervasoni, Milanetto, Rosati, Zamperini) e 3 i club (Lazio, Genoa e Lecce) rinviati a giudizio dal procuratore federale Stefano Palazzi per responsabilità oggettiva.
Tra le posizioni più delicate, proprio quella del capitano biancoceleste, accusato di doppio illecito. "Ho la massima fiducia nella giustizia italiana e nel lavoro dei miei avvocati. Cerco di rimanere sereno e di restare concentrato sul mio lavoro", ha detto ieri Mauri dal ritiro della Lazio ad Auronzo di Cadore. Come annunciato il centrocampista è rimasto ad allenarsi con la squadra e non si è presentato in aula. Presente, invece, l'ex Lecce, Ferrario, che nel corso dell'udienza rilascerà delle dichiarazioni spontanee. Sul posto vigilano le forze dell'ordine, ma non è prevista una protesta dei tifosi della Lazio (atteso invece per domani un loro sit-in silenzioso davanti l’Hotel).
GERVASONI PATTEGGIA 2 MESI – La Commissione Disciplinare ha accolto la richiesta di patteggiamento di 2 mesi di squalifica in continuazione, avanzata dall'imputato Carlo Gervasoni. A Gervasoni, grazie alle dichiarazioni accusatorie contro il capitano della Lazio, Stefano Mauri e gli altri deferiti di questo filone, la Procura federale ha riconosciuto la sua fattiva collaborazione accordando l'applicazione dell'articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva, ritenendo congrui 2 mesi di squalifica in continuazione con la pena già applicata di 5 anni più richiesta di radiazione. Per quanto riguarda Omar Milanetto, invece, è stata respinta la richiesta presentata dai suoi legali di stralciare la posizione del proprio assistito in attesa che si svolgesse il procedimento penale. Respinto anche il tentativo da parte della Lazio di utilizzare come mezzo istruttorio la testimonianza del team manager Maurizio Manzini, ritenuta non idonea e irrilevante.
Nell’arringa inquisitoria del Procuratore Federale Stefano Palazzi viene sottolineato ancora una volta il ruolo determinante del pentito Carlo Gervasoni. Le sue testimonianze sono giudicate assolutamente attendibili dal momento che ripercorrono “in maniera fotografica”, passo dopo passo, quanto poi ricostruito attraverso tabulati e celle telefoniche.
Subito dopo le richieste di Palazzi, è il momento delle arringhe difensive. La prima è quella del Genoa attraverso i suoi avvocati Mattia Grassani e Maurizio Mascia, e anche di Omar Milanetto. I legali hanno puntato il dito sulla assoluta assenza di una benché minima prova contro il calciatore, utilizzando la formula di "degrado probatorio" dell'accusa. Differente invece - a loro giudizio - il materiale a disposizione della difesa, che può contare sulle testimonianze dei giocatori del Genoa che "diventano automaticamente credibili per la sanzione che ne potrebbe scaturire qualora si rivelassero false". Dopo la lunga difesa degli avvocati, ha preso parola anche lo stesso Omar Milanetto: "Ho dedicato 20 anni della mia vita a questo sport, che ho sempre amato e seguito con passione. Sono d'accordo con Palazzi quando dice che è una tristezza che questo sport si sia ridotto così. Io però mi sono messo a disposizione per dimostrare la mia estraneità e ancora oggi sono qui per metterci la faccia, convinto di non aver fatto niente di male. È un anno e mezzo che combatto contro questa spada di Damocle e mi scoccia di avere un'ombra così pesante sulla mia carriera. Non credo di meritarla".

Le richieste del procuratore federale
CALCIATORI
BENASSI – Squalifica 3 anni e 6 mesi
CASSANO – 1 anno, in continuazione delle sanzioni precedentemente erogate
FERRARIO – Squalifica di 3 anni e 6 mesi
MAURI – Squalifica di 4 anni e 6 mesi (3 anni per il primo illecito ritenuto più grave, 6 mesi per l’aggravante, 6 mesi per l’altro illecito, 6 mesi per incolpazioni attinenti al divieto di scommessa)
MILANETTO – Squalifica di 3 anni e 6 mesi
ROSATI – Squalifica di 3 anni e 6 mesi
ZAMPERINI – Squalifica 2 anni, in continuazione delle sanzioni precedentemente erogate
SOCIETÀ
GENOA – Penalizzazione di 3 punti in classifica sul prossimo campionato (2 per illecito, 1 per aggravante contestata)
LECCE – Penalizzazione di 3 punti in classifica sul prossimo campionato (2 per illecito, 1 per aggravante contestata)
LAZIO – Penalizzazione di 6 punti in classifica (2+2 per illecito, 1+1 per aggravante) e ammenda di 20mila euro per la violazione del diritto di scommesse
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MOVIMENTO CINQUE STELLE

Grillo: «Bisogna ripulire l'Italia dal letame» Carfagna: «Istiga all'odio, è fascismo 2.0»

L'invettiva del leader del M5S contro il governo e la replica dell'esponente del Pdl dopo gli attacchi ricevuti dagli attivisti

 
L'immagine che illustra il post di Grillo e che rievoca il mito di Ercole e le stalle di Augia
L'immagine che illustra il post di Grillo e che rievoca il mito di Ercole e le stalle di Augia
Da un lato c'è Grillo che dice «bisogna ripulire l'Italia dal letame». E dall'altro c'è Mara Carfagna che scrive su Twitter: «Grillo istiga all'odio e alla violenza. Basta con questo patetico fascismo 2.0». I toni della politica italiana, insomma, rimangono i soliti. Con insulti, controinsulti, repliche e polemiche che si rimpallano al caldo dell'immobilismo politico. Tutti via social network.
 TRA MUSSOLINI E LO SPETTRO DELLE PIAZZE - E se da una parte c'è il leader del M5S che sul blog continua ad attaccare il governo delle larghe intese («Gli sprechi sono ovunque intorno a noi - scrive -, ma non c'è alcuna volontà politica di eliminarli.... Da mesi il governo di capitan Findus Letta si trastulla con un punto di Iva e il rinvio dell'IMU, con l'unica decisione di rimandare le decisioni mentre l'economia tracolla), dall'altra c'è la portavoce Pdl alla Camera che attacca un leader dell'opposizione, dopo essere a sua volta nei giorni scorsi insultata e minacciata dagli attivisti del M5S. I toni e la temperatura, insomma, si alzano. Le parole si fanno sempre più pesanti. All'indomani dell'anniversario della caduta di Mussolini la Carfagna evoca il fascismo e cavalca l'onda dell'indignazione all'insulto. Suggestioni e parole rinforzate dalle parole di Bondi che non usa mezzi termini. Il coordinatore del Pdl afferma: «Grillo parla con gli stessi accenti violentemente antiparlamentari di Mussolini. Se oggi si rompesse il patto su cui si regge il governo Letta, commetteremmo lo stesso tragico errore che socialisti e popolari fecero all'inizio degli anni Venti del secolo scorso». E Grillo, a sua volta, sulla scia di quanto detto da Casaleggio nei giorni scorsi, agita lo spettro delle piazze. Sono iperboli, certo. Toni esasperati cui il portavoce del M5S ci ha abituato in questi mesi. Ma Grillo, nero su bianco, scrive: «La mancanza di una reazione qualunque di fronte alla protervia della politica sconfina nel mistero. Sembra che un intero popolo sia in attesa di qualcosa che verrà, che percepisce, ma non ha ancora messo a fuoco. Allo "Status Quo", nuovo idolo sacro di questa democrazia malata e delle sue istituzioni, si sacrificano alla luce del sole, senza vergogna alcuna, valori etici e morali».
 
L'On. Mara Carfagna
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